Ultrasuoni focalizzati: cosa sono e come funzionano

Gli ultrasuoni focalizzati sono una nuova tecnologia che potrebbe rivoluzionare in maniera significativa il mondo della medicina. Scopriamo insieme qualche dettaglio in più su questa nuova. 

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Quella degli ultrasuoni focalizzati (High Intensity Focused Ultrasound -HIFU) è una delle tante tecnologie che, pur ponendo l’Italia all’avanguardia mondiale, purtroppo nel nostro stesso Paese non vengono ancora adeguatamente riconosciute.

Basti pensare che sebbene sia stata ampiamente approvata dalla Food and Drug Administration, il severo ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, da noi stenta a essere riconosciuta persino dagli ospedali.

A lanciare l’appello, illustrando il futuro high-tech della chirurgia, è il prof. Alessandro Napoli, le cui teorie sono state riconosciute anche ad Harvard con il prestigioso premio Lodwick, nell’ambito del Congresso “La Formazione del Giovane Chirurgo – Il futuro siamo noi” appena tenutosi a Roma.

Ultrasuoni focalizzati: cosa sono

Young handsome physician in a medical robe with stethoscope

Come spiega il ricercatore, gli ultrasuoni focalizzati trovano impiego nella pratica clinica per trattare una varietà di malattie benigne e maligne, tra cui i fibromi uterini, con ottimi risultati sulla fertilità nelle donne desiderose di gravidanza. Ma il vero salto di qualità per la tecnica è l’associazione della guida delle immagini di risonanza magnetica, di cui aumenta in modo consistente la sicurezza e l’efficacia, potendo fornire “la migliore localizzazione ed estensione possibile del tumore o del target”.

La metodica, inoltre, permette di curare il dolore causato da metastasi ossee, il tumore del pancreas inoperabile, quello della prostata, del fegato (in alcuni casi), lesioni pediatriche dell’osso come l’osteoma osteoide. Una delle più promettenti applicazioni, di recente introduzione in Italia grazie ad un progetto di ricerca finanziato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) con fondi europei, è la possibilità di curare alcuni disturbi del movimento come il tremore (anche alcune forme di Parkinson) in modo del tutto non invasivo e con rapidi risultati.

“Ma importanti progressi – aggiunge l’esperto -, si hanno anche nella cura del mal di schiena legato alla presenza di un’ernia discale, una protrusione, una stenosi o una recidiva dopo intervento alla schiena. Gran parte delle lombalgie e delle sciatalgie (ed in generale il mal di schiena acuto o cronico) possono essere curate con una tecnologia che utilizza l’energia della radiofrequenza – continua -. A differenza di altre metodiche, soprattutto quelle chirurgiche tradizionali, il vantaggio è nell’assenza di interventi cruenti (tagli o incisioni) permettendo quindi al corpo stesso di ripristinare lo stato generale di salute una volta risolto il problema del dolore da lombo-sciatalgia o da lombalgia”.