Tumore della prostata: diagnosi e cure
Il tumore della prostata è la più frequente neoplasia nell’uomo. Raro nei soggetti con meno di 40 anni, la sua incidenza aumenta progressivamente con l’età: si calcola che nel corso della vita il rischio di sviluppare un carcinoma prostatico sia pari a circa il 15%. Ecco le nuove tecniche in ambito medico.
La diagnosi di questo tumore si basa sull’uso di parametri clinici e di laboratorio ma non può prescindere dalla biopsia, ossia dall’esame di frammenti di prostata prelevati con un ago dall’urologo.
Proprio nell’ambito della biopsia prostatica è stata introdotta per la prima volta in Lombardia, presso l’Istituto Clinico Beato Matteo, una nuova tecnologia che ha rivoluzionato il modo di eseguirla e l’attendibilità dei suoi risultati, dando così l’avvio alla nuova unità di Urologia Oncologica e Mininvasiva presso il Gruppo ospedaliero San Donato, guidato dal dottor Paolo Puppo.
La nuova biopsia prostatica
Fino ad oggi, per eseguire una biopsia l’urologo poteva contare su un’immagine ecografica ad ultrasuoni che, però, non è in grado di mostrare visivamente la distinzione tra il tessuto sano e l’eventuale tessuto tumorale, non consentendo di verificare l’effettiva collocazione spaziale dei prelievi. Il medico doveva quindi effettuare un sorta di “mappa” della prostata prelevando un numero elevato di campioni di tessuto.
Il problema è finalmente ovviabile grazie alla rivoluzione diagnostica consentita dall’adozione di ecografi tridimensionali che, avvalendosi di software appositi, simulano, ricostruiscono e registrano il percorso dell’ago all’interno della prostata: “la tecnologia di cui disponiamo al Beato Matteo e con la quale abbiamo effettuato le prime biopsie ci consente di avere finalmente un controllo di qualità del prelievo e la ragionevole certezza di aver effettuato un valido mappatura della prostata – ha spiegato il dottor Paolo Puppo, responsabile dell’Urologia Oncologica e Mininvasiva dell’Istituto Clinico Beato Matteo -. L’immagine della prostata è in tre dimensioni: il software ricostruisce il passaggio dell’ago, lo registra e ci consente anche di simulare il prelievo, in modo tale da poterlo migliorare ed eventualmente cambiare direzione in caso di errore”, precisa lo specialista.
Ma non è tutto: oltre agli ecografi tridimensionali, è stata introdotta un’ulteriore tecnologia in grado di trasferire le informazioni della risonanza magnetica all’ecografo proprio mentre viene effettuata la biopsia. Un particolare software “fonde” i dati di elevatissima sensibilità della risonanza sull’immagine ecografica tridimensionale, rendendo possibile per l’urologo non solo una mappatura chiara dell’organo prostatico, ma anche la visione del tessuto tumorale differenziato dal tessuto sano.
Tale biopsia con fusione, subito ribattezzata “fusion biopsy“, consente quindi di “prendere la mira” e di concentrare la biopsia sulle zone sospette, aumentando significativamente l’accuratezza diagnostica dell’esame ed evitandone altri inutili. A questo proposito sta entrando in funzione al Beato Matteo la nuova risonanza magnetica dotata di bobina endorettale apposita per lo studio della prostata .