Tumore del seno: la novità dell’intervento unico

Con la consulenza del prof. ORESTE CLAUDIO BUONOMO, docente associato di chirurgia generale e responsabile di chirurgia senologica all’Università Tor Vergata di Roma; osserviamo le novità dell’intervento unico.

intervento autoptroesi seno

Nell’affrontare un tumore al seno, una donna concentra tutte le sue energie sulla cura. Molte vivono un conflitto tra ciò che sanno che deve esser fatto per eliminare il male e la paura di essere deturpate. Altre, invece, rimandano queste preoccupazioni al “dopo”, pur convenendo che l’immagine di sé è molto importante per continuare le cure con ottimismo.

Interessanti novità arrivano proprio dal fronte dalla chirurgia, dove si va sempre di più verso una soluzione “immediata”, ovvero un unico intervento chirurgico che comprenda sia l’asportazione del tumore sia la ricostruzione del tessuto mammario. Ottimi risultati sono offerti dalla tecnica dell’Opt (One time projection).

Per chi è indicata? Ci sono condizioni precise:

  •  il tumore deve essere di piccole dimensioni,
  • diagnosticato in fase precoce,
  • il seno della paziente non deve essere molto grande.

Come avviene l’intervento

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  1. L’intervento è unico: sia di asportazione del tumore sia di ricostruzione del tessuto mammario con la protesi, senza l’utilizzo di alcun estensore della pelle.
  2. Dura circa 90 minuti. Grazie all’utilizzo di tessuti autologhi (rintracciabili in sede toracica, in genere rimanenti a seguito della mastectomia) permette alla donna colpita da carcinoma mammario di riavere una mammella più naturale in termini estetici, con una forma e un volume del seno consistenti.
  3. Tutto questo è possibile grazie a una membrana biologica di origine animale (utilizzata anche per altri interventi ricostruttivi) che arriva a coprire la protesi risparmiando più tessuto muscolare possibile.
  4. La mammella viene totalmente ricostruita compresa l’area del capezzolo. Una metodica semplice, rapida che non aggiunge altre cicatrici. In talune pazienti, però, alle quali il capezzolo è stato rimosso, bisognerà intervenire dopo qualche mese a livello ambulatoriale con una dermopigmentazione mediante tatuaggio.

I benefici sono davvero notevoli. Si tratta di una metodica innovativa, che ha già dato ottimi risultati perché tende a intaccare minimamente il tessuto muscolare.

Oltre a consentire di evitare due interventi ricostruttivi, i vantaggi dell’Opt sono soprattutto legati all’impatto psicologico: la donna si ritrova fin da subito con una mammella che ha una forma e un volume recuperato, con una cicatrice appena visibile. Tutto questo giova molto al percorso verso la guarigione a vantaggio del benessere psicofisico e a un ritorno più veloce alle normali attività quotidiane.