Storie di ordinarie falsità: il libro di Paolo Toselli
È vero che la Coca Cola corrode i denti? E gli spinaci fanno davvero diventare più forti? Basta cercare su Google per accorgersi che molte “invenzioni” su medicina e salute sono state riprese, oltre che dal passaparola telematico, anche da media e giornali. Nuove falsità si aggiungono così a vecchi rimedi della nonna. A cosa e a chi credere?
Epidemie trasmesse attraverso lettere infette o lattine, pompelmi blu ed effetto sterilizzante di alcune bibite. Nelle 230 pagine del libro Storie di ordinarie falsità, Paolo Toselli raccoglie molti falsi allarmi sulla pericolosità dei prodotti di largo consumo, raccontati da giornali, tv e Internet.
“Dentro queste notizie c’è anche del vero, ma spicca un ingrediente di falsità che le rende appetibili a giornali e televisioni. Questo perché abbiamo tanta voglia di crederci”.
Storie di ordinarie falsità: il libro di Paolo Toselli
Toselli è anche responsabile del Centro per la Raccolta delle Voci Contemporanee di Alessandria, che raccoglie l’archivio più documentato sulle leggende contemporanee.
Nel sito Toselli per esempio smonta bufale come quella per cui un componente di moltissimi shampoo in commercio, chiamato Sls, provochi il cancro. Nel migliore dei casi, si legge, sarebbe irritante; nel peggiore, cancerogeno e teratogeno (cioè potrebbe provocare malformazioni nel feto).
In Italia, un equivoco del genere è nato dal fatto che l‘e-mail sembrava provenire dall‘Istituto europeo di oncologia di Milano. In realtà il messaggio è stato diffuso da una dipendente che ha usato l’indirizzo di posta elettronica della struttura a titolo personale.
Il responso finale è che “non esistono evidenze scientifiche che dimostrino effetti cancerogeni dell’Sls”. L’archivio online di Toselli bolla come falso anche il volantino, che gira ormai da 30 anni, per cui tra i coloranti nocivi di molte merendine primeggia l’E330.
“In realtà si tratta dell‘innocuo acido citrico contenuto in tutti gli agrumi. La notizia nasce in realtà da un insieme di errori grossolani concepiti da qualche “male informato” e non, come appare nella testata del volantino, dalla direzione dell’ospedale Villejuif di Parigi, che ne ha più volte smentito la paternità e il contenuto”.