Shock anafilattico, cosa fare: 5 regole per evitarlo
Lo shock anafilattico è un evento potenzialmente drammatico per chi lo subisce e sicuramente terrorizzante. I casi sono in aumento, soprattutto quelli registrati negli ospedali. Come si può agire, quindi, per evitarlo e, soprattutto, per affrontarlo?
Come conferma il Prof. Massimo Triggiani, docente di Allergologia e Immunologia clinica all’Università degli Studi di Salerno purtroppo il numero delle vittime di shock anafilattico è sempre maggiore.
“In aumento i casi di shock anafilattico in persone che si trovano in ospedale perché c’è una somministrazione dei farmaci che è attualmente la causa principale di allergia. Nei ricoveri ospedalieri la percentuale di reazioni gravi, incluso l’angioedema, raggiunge lo 0,8/1%. Negli ultimi dieci anni questi casi si sono triplicati, ma fortunatamente la mortalità è diminuita grazie al corretto uso dell’adrenalina”
avverte lo specialista. L’incidenza dello shock anafilattico varia in relazione al tipo di fattori scatenanti e della fascia d’età. Tra le cause maggiormente responsabili in età adulta non si escludono anche le punture di imenotteri (api, vespe e calabroni) nei soggetti allergici al loro veleno, mentre l’allergia alimentare è maggiormente responsabile di shock anafilattico in età pediatrica.
L’importanza dell’adrenalina
Per evitare i pericoli, gli esperti ricordano l’uso dell’adrenalina, non a tutti noto.
“Dalle nostre ultime ricerche esiste una capacità di utilizzo del dispositivo per l’autoiniezione di adrenalina assai bassa. Circa il 20% dei pazienti non porta regolarmente con sé il dispositivo, mentre solo il 40% lo sa usare correttamente. Inoltre solo 3 persone su 4 spiegano ad un familiare come utilizzare il farmaco in caso di bisogno”.
avverte la Prof.ssa Erminia Ridolo, docente di Allergologia e Immunologia Clinica presso l’Università di Parma e membro SIAAIC.
“L’istruzione del paziente all’utilizzo dell’autoiniettore dell’adrenalina ha un ruolo prioritario e dovrebbe essere effettuata con programmi mirati ed efficaci. Metodica efficace più di una lezione frontale per insegnare al paziente non solo il ‘saper fare’, ma soprattutto il ‘saper essere’”.
spiega la Prof.ssa Chiara Gasperini, Dirigente Medico Anestesia e Rianimazione Azienda USL 3 di Pistoia –
Il tema è stato al centro del 28° Congresso Nazionale della SIAAIC, Società Italiana Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica, presieduto dal Prof. Giorgio W. Canonica, Presidente SIAAIC e Direttore Clinica Malattie Respiratorie e Allergologia dell’Università di Genova.
Le 5 regole per gestire l’emergenza
A volte un errore può essere fatale, quindi chi è a rischio di shock anafilattico deve essere sempre consapevole di quali misure adottare e sul come istruire chi è al suo fianco. Questi i consigli degli specialisti SIAAIC per non sbagliare a gestire l’emergenza da shock anafilattico:
1) Chiamare aiuto
“Chiamare al più presto il 118, se si è fuori da un ospedale, oppure attivare il team di emergenza intraospedaliera, se si verifica ad esempio in un ambulatorio all’interno di un ospedale. Questa raccomandazione vale ancor più se il paziente si trova da solo quando si verifica l’anafilassi o in posti remoti (alta montagna, luoghi isolati). L’intervento del soccorso avanzato può essere cruciale soprattutto se il paziente non è stato precedentemente istruito all’utilizzo dell’autoiniettore di adrenalina”.
avverte la professoressa Gasperini.
2) Mantenere la calma
Facile a dirsi e non a farsi, ma se il paziente resta calmo riesce a mantenere la lucidità necessaria, ad esempio per autosomministrarsi correttamente l’auto-iniettore dell’adrenalina.
3) Mantenere la posizione che si considera più comoda
Non è necessario ad esempio che il paziente sia steso supino nel caso in cui il sintomo maggiore sia la difficoltà respiratoria. Al contrario, in caso di sensazione di svenimento, è necessario sdraiarsi e sollevare le gambe di 30-40 gradi.
4) Non bere e non mangiare
Una delle reazioni tipiche classiche di fronte ad un paziente che si sente svenire è quella di somministrare liquidi per bocca (acqua o altro). È invece vitale che il paziente vittima di uno shock anafilattico, dal momento che inizia a stare male, non assuma nessun cibo solido o liquido per bocca perché non può trarre nessun beneficio e anzi lo espone, in caso di perdita di coscienza, al rischio concreto di inalazione di materiale gastrico.
5) Seguire il consiglio dei sanitari nella gestione immediata dello shock
Soprattutto una volta superata la fase acuta, nelle raccomandazioni diagnostiche e terapeutiche volte a definire bene il rischio allergico ed a prevenire reazioni severe in futuro.