Punture insetti: attenzione allo shock anafilattico
Con la consulenza del dottor Carlo Biale, responsabile dell’Ambulatorio per Allergia a veleno da Imenotteri dell’Istituto Scientifico di Pavia dell’IRCCS Fondazione Maugeri, e del dottor Antonio Meriggi, direttore della Sezione di Allergologia e Immunologia clinica dell’Istituto Scientifico di Pavia dell’IRCCS Fondazione Maugeri, abbiamo analizzato le conseguenze di una puntura di insetto.
In estate più ore si passano in giro e maggiore è il rischio di imbattersi in api, vespe e calabroni e nei loro pungiglioni. Le punture di questi insetti possono scatenare reazioni abnormi in un soggetto predisposto.
Ma come si può riconoscere una forte irritazione da un vero e proprio shock anafilattico?
“In realtà non si può distinguere, perché le manifestazioni iniziali sono le stesse: arrossamento e rigonfiamento della zona interessata, unito a dolore, senso di bruciore e prurito” spiega il dottor Carlo Biale, allergologo presso l’IRCCS Fondazione Maugeri.
“Se si arriva al coinvolgimento di diversi organi, per esempio il cuore con tachicardia o lo stomaco con vomito, e alla perdita di conoscenza, allora si parla di shock anafilattico”.
I test e il vaccino
È possibile sottoporsi a un esame per accertare l’esistenza di un’allergia a imenotteri. Nei soggetti con diagnosi confermata, il vaccino è l’unico trattamento in grado di garantire una protezione completa: è infatti protettivo nel 95-98% delle persone trattate.
Consiste nell’iniezione sottocutanea di veleno in dosi gradualmente crescenti per stimolare i meccanismi protettivi dell’organismo contro gli effetti di ulteriori punture. La terapia deve essere continuata con iniezioni a intervalli crescenti (da 4 a 6 settimane) per almeno 5 anni.
I nuovi esami
“Negli ultimi anni sono stati fatti rilevanti progressi mediante la diagnostica con allergeni molecolari, che permette, anche all’interno del nostro laboratorio di Immunologia Clinica, una più precisa diagnosi e terapia relativa all’insetto responsabile della reazione. Ciò è necessario in quanto spesso il paziente non è in grado di riconoscere l’insetto che lo ha punto e gli usuali test possono non essere in grado di definire la causa”, spiega il dottor Antonio Meriggi, direttore della Sezione di Allergologia e Immunologia clinica dell’IRCCS Fondazione Maugeri.