Infarto: come prevederlo
Il cuore è il nostro motore, quel motore che riesce a tenerci in vita per decenni; come rispettarlo e prevenire eventi tragici? Le risposte le abbiamo chieste agli specialisti del settore, chiedendo come sia possibile anche una rigenerazione dei tessuti cardiovascolari. Scopriamo insieme i consigli dei medici e che tipi di modus operandi dobbiamo attuare.
Al via al Centro Cardiologico Monzino, il primo studio clinico per classificare il rischio di infarto e prevedere in anticipo se una persona verrà colpita nel corso della sua vita. Grazie a un approccio combinato tra Tac coronarica e biomarcatori genomici, una squadra di cardiologi, radiologi, emodinamisti e ricercatori del Monzino individuerà le caratteristiche che identificano precocemente i soggetti a maggior rischio di sviluppare un infarto a medio lungo termine.
“L’idea dello studio – spiega Paolo Ravagnani, cardiologo dell’Unità Operativa 2 di Cardiologia interventistica – nasce da un problema clinico sempre più frequente: come possiamo sapere se una persona, che oggi ha una lesione coronarica iniziale e silente, domani svilupperà qualche forma di malattia cardiaca?”. Si potrà, così, intervenire con programmi di prevenzione mirata. Ad alcuni si consiglierà un certo stile di vita, ad altri controlli più ravvicinati, ad altri ancora una terapia.
La rigenerazione del tessuto del cuore
Quando si verifica un infarto, molte cellule preposte alla generazione e alla trasmissione dello stimolo contrattile che regola la frequenza cardiaca, muoiono nell’arco di poche ore.
Il tessuto muscolare striato di cui è naturalmente composto il cuore, infatti, a seguito dell’infarto si trasforma in un tessuto fibroso, più rigido di quello cardiaco e incapace di contrarsi. Per trovare una soluzione a questa problematica, una prospettiva innovativa arriva dal progetto europeo BIORECAR, coordinato dalla professoressa Valeria Chiono del Politecnico di Torino.
Benché la ricerca nel campo stia ancora muovendo i suoi primi passi e il grado di riprogrammazione cellulare e di maturazione delle cellule riprogrammate siano ancora limitati per un’applicazione clinica, questo approccio ha le potenzialità per rivoluzionare la medicina rigenerativa cardiaca.