Malattia di Crohn: alcune importanti novità
Come gestire la malattia di Crohn, tra nuove tecniche di diagnosi e terapie innovative. Infiammazione cronica del tratto intestinale, dalle cause ancora sconosciute e dalle molteplici complicazioni che vanno tenute sotto controllo continuo.
Malattia di Crohn: cos’è?
La malattia di Crohn, o morbo di Crohn, è un’infiammazione cronica dell’intestino, che può colpire tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano; nella maggior parte dei casi, la malattia colpisce principalmente l’ultima parte dell’intestino tenue e il colon.
È caratterizzata dalla formazione di ulcere intestinali e, se non curata adeguatamente, può portare a complicanze quali stenosi (restringimenti intestinali) o fistole che possono richiedere un intervento chirurgico. La patologia può essere tenuta sotto controllo con cure adeguate e garantire una vita regolare ai pazienti che ne soffrono.
La diagnosi
Un aiuto nella diagnosi arriva dall’enteroscopia (con doppio o singolo pallone), una metodica endoscopica non invasiva che consente di individuare visivamente lesioni del piccolo intestino, non accessibili con la colonscopia o con la gastroscopia.
Non solo. È anche possibile asportare polipi, una delle complicanze più frequenti per chi soffre di malattia di Crohn. L’enteroscopio a doppio pallone viene eseguito in day hospital. Il giorno prima dell’esame bisogna seguire un’alimentazione leggera e la mattina bisogna essere digiuni. Non è doloroso, ma viene eseguito sotto sedazione, in modo che il paziente rimanga rilassato.
“Il problema con le endoscopie tradizionali è anche che è difficile evidenziare le lesioni pre-cancerose, perché l’intestino è già alterato di per sé dalla malattia” aggiunge il dottor Manes. “Questo comporta la necessità di dover eseguire 50-60 biopsie, circa quattro ogni dieci centimetri di intestino, alla ricerca delle piccole lesioni che precedono il tumore. Con la nuova metodica ne vengono eseguite meno e molto più mirate e precise.”
Come si cura
È un grande passo avanti anche l’altra novità, adatta nei casi di malattia più avanzata. Due malati su dieci dopo qualche anno dall’inizio delle cure cominciano ad avere stenosi (restringimento del canale). Vengono vissute come delle vere e proprie spade di Damocle. Si tratta infatti del restringimento di un tratto dell’intestino, che fino a pochi anni fa veniva risolto solo con la chirurgia. L’unica soluzione infatti era l’asportazione della zona ristretta. Ora non è più così.
Grazie all’endoscopia viene introdotto un palloncino che raggiunge la parte con la stenosi. Una volta posizionato, viene gonfiato in modo da dilatare la chiusura. Sempre attraverso l’endoscopio, nelle pareti di questa zona dell’intestino viene quindi iniettato un farmaco che blocca i processi infiammatori che portano al restringimento. Al momento il principio attivo più usato è il cortisone. L’intervento è in day hospital, in anestesia generale e si può tornare a casa la sera stessa. In genere, viene ripetuto due, tre volte nell’arco di qualche mese.
“È in corso presso il nostro Centro una sperimentazione con la mitomicina” conclude il dottor Manes. Si è visto che questa sostanza antitumorale è molto efficace nel bloccare l’infiammazione.”