Fegato: gli esami non invasivi

Con l’intervento del professor FRANCESCO PIGNATARO Specialista in Medicina interna e Diagnostica ecografia internistica e interventistica; vediamo alcuni esami non invasivi per tenere sotto controllo il fegato.

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L’elastografia epatica, anche nota con il nome di fibroscan, è una tecnica che mediante l’uso di ultrasuoni permette di conoscere il grado di indurimento (fibrosi) del fegato. La fibrosi epatica è un processo che viene determinato dall’infiammazione cronica del parenchima epatico, a seguito di un’infezione virale (epatite B, C prevalentemente), o di eccessiva assunzione di alcol (negli alcolisti è frequente) o a causa di patologie primitive di tipo autoimmune.

È un processo lungo ma inesorabile, che determina un progressivo invecchiamento del fegato che non riesce a effettuare tutte quelle operazioni che lo rendono un organo “centrale” per quasi tutti i processi metabolici. Si determina dapprima una compressione dei vasi con incremento della pressione all’interno degli stessi (ipertensione portale), che provoca un ingrossamento secondario della milza e la formazione di varicosità esofagee.

Un ulteriore aggravamento dello stato di fibrosi porta alla cirrosi che è lo stadio terminale della patologia degenerativa del fegato. La più comune e diffusa steatosi epatica, ossia l’ingrassamento e ingrossamento del fegato, risulta viceversa essere una patologia reversibile, a meno che non dipenda da abuso alcolico, che porta inevitabilmente verso la cirrosi. Lo studio elastografico nella steatosi risulta essere molto rilevante in quanto permette di escludere la presenza di indurimento del fegato e, quindi, di patologia ben più grave della degenerazione grassa.

Evoluzione tecnologica

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L’evoluzione tecnologica ha permesso di utilizzare una nuova e più approfondita tecnica anche detta “elastografia S-shearwave”. Si tratta di effettuare un campionamento su almeno dieci diverse porzioni del fegato e ottenerne dei valori di “durezza”.

Questi vengono successivamente analizzati statisticamente dando un risultato finale tramite il quale è possibile conoscere in modo molto attendibile se nel fegato si sono venuti a determinare dei fenomeni di degenerazione fibrotica. Questo esame così minuzioso, permette di evitare metodi più invasivi per studiare lo stato di salute del fegato.

In alternativa, infatti, per accertare in modo estremamente preciso il grado di interessamento fibrotico del fegato è necessario ricorrere alla biopsia epatica che è, però, un esame invasivo e non scevro da rischi. In taluni casi e, sicuramente, prima di sottoporsi ad esami più precisi ma più invasivi, il suo epatologo, correttamente, ha suggerito alla signora Franca di effettuare l’elastografia epatica.

Basta, infatti, apporre del gel sulla cute ed eseguire le misurazioni con un apparecchio ecografico di ultima generazione e di altissima fascia. L’esame viene generalmente associato a un eco color Doppler epatico, che serve a valutare anche altri fondamentali parametri (come lo stato circolatorio che interessa l’organo) utili al medico curante a inquadrare al meglio la patologia.