Enfisema: come prevenire il peggioramento
L’enfisema è una patologia cronica progressiva e irreversibile che col freddo peggiora. Il peggioramento si ha non solo a causa del calo delle temperature, ma anche a causa degli “effetti collaterali” che questo causa, come il riacutizzarsi di raffreddore ed influenza e la maggior presenza di polveri sottili nell’aria
Con la consulenza del dottor Paolo Banfi, primario di Pneumologia alla Fondazione Don Gnocchi, Milano.
Soprattutto in chi soffre di enfisema, il freddo provoca un restringimento dei bronchi e questo limita il passaggio dell’aria nei polmoni, già poco elastici a causa della patologia e, quindi, non più completamente capaci di svolgere correttamente la loro funzione, quella di eliminare anidride carbonica e incamerare ossigeno.
C’è di più: le prime giornate di maltempo favoriscono il riacutizzarsi delle malattie di origine batterica e virale, come raffreddori e influenze.
Già danneggiati dalla malattia, gli alveoli polmonari, le piccole cavità dove avviene il passaggio dell’ossigeno nel sangue, si congestionano maggiormente sotto l’azione di virus e batteri. Risultato: aumentano il senso di mancanza d’aria e la tosse.
In inverno crescono nell’aria anche le concentrazioni di polveri sottili che, inalate, raggiungono bronchi e polmoni spingendosi fino agli alveoli causando ulteriore infiammazione.
Si compromette così la funzione respiratoria, soprattutto di chi soffre di enfisema. È fondamentale tenere sott’occhio i sintomi della malattia e seguire precise regole di prevenzione e cura.
Occorre ricordare che questa patologia è progressiva e irreversibile e, se non è correttamente gestita, nei casi più gravi può portare alla distruzione totale della trama polmonare.
Migliorare lo stile di vita per evitare che peggiori
Per evitare che l’enfisema peggiori, la prima regola è smettere di fumare.
La seconda è fare lunghe passeggiate a passo sostenuto in campagna o al parco (possibilmente non nel traffico!). Questa è una “ginnastica” per bronchi, polmoni, diaframma, che aumenta le quote di ossigeno circolante.
La terza è ricorrere a sedute di riabilitazione respiratoria nei centri specializzati, dove vengono proposti esercizi mirati a ridurre la sensazione di mancanza di fiato.
Stare attenti alla dieta, inserendo alimenti ricchi di vitamina C (agrumi), A (carote, zucca), E (mandorle, noci) e D (tonno, sogliola). La D, in particolare, ci protegge dall’infiammazione. È perfetto inserire nella dieta le verdure bianche autunnali, come cavolfiore, rape, funghi ricche di antiossidanti che favoriscono la rigenerazione cellulare.
Bere un litro e mezzo di acqua al giorno per idratare il corpo e l’albero bronchiale, in modo da rendere le secrezioni catarrali meno secche.
Prevenire con i vaccini
La prima cosa da fare è di ricorrere per tempo al vaccino antinfluenzale tetravalente, che protegge non solo dalla prima epidemia di influenza diffusa a dicembre-gennaio, ma anche dal picco di fine febbraio.
Importante anche il vaccino anti-pneumococcico: protegge dal batterio causa di polmoniti e altre malattie del sistema respiratorio, che favoriscono il peggioramento dell’enfisema.
La seconda regola è stare attenti all’igiene, lavando sempre bene le mani in modo da ridurre l’esposizione a virus e batteri.
La cura varia secondo la tipologia di enfisema
Se la malattia è di origine genetica ed è presente un deficit della proteina alpha-1 antitripsina (protettiva del tessuto polmonare), la terapia consiste anche nel somministrare questo enzima.
Sono fondamentali i broncodilatatori a breve e lunga durata d’azione, che possono essere di due tipi.
Primo: betastimolanti che attivano i recettori Beta2 della muscolatura favorendo la dilatazione dei bronchi e la fluidificazione del catarro.
Secondo: anticolinergici che producono una broncodilatazione e riduzione del catarro agendo sui recettori muscarinici o colinergici, i quali sono appunto responsabili della costrizione bronchiale.
Se il fiato è ancor più affannato e corto, devono essere assunti antibiotici specifici che tengono a bada la carica batterica. Altre terapie, in associazione, sono i cortisonici dagli effetti sfiammanti.