Cannabis: rischi ed effetti dannosi per i giovani
Calo di energia e concentrazione, depressione, scarso rendimento scolastico e fisico. Ma non solo. Sindrome amotivazionale, disturbi dell’attenzione, psicosi, attacchi di panico e difficoltà dell’apprendimento e della memoria. Sono questi solo alcuni degli effetti che l’uso della cannabis può provocare soprattutto nei giovani.
In conseguenza della liberalizzazione in alcuni Stati come Colorado e Washington, recentemente, l’Organizzazione Mondiale per la Salute (OMS) ha lanciato un allarme: diminuisce la percezione del rischio mentre aumenta il consumo.
Negli Stati Uniti infatti il numero di adolescenti che a partire dai 12 anni ha fumato marijuana almeno una volta è cresciuto dal 10,3% del 2008 al 12,1% del 2012.
La cosiddetta ‘canna’ nel terzo millennio è divenuta una sorta di ‘super-spinello’, dalle conseguenze a volte imprevedibili se a fumarla sono gli adolescenti.
Proprio a loro è rivolta l’iniziativa “Cannabis: ma quale droga leggera!”, giunta già al terzo appuntamento.
Ideata dal neurologo Rosario Sorrentino, la campagna ospite di vari istituti di Roma (Villa Flaminia, Massimo, Vivona), è nata allo scopo di diffondere una corretta informazione scientifica su cosa si nasconde dietro quella che viene liquidata sempre più spesso nel dibattito pubblico come una innocua ‘droga leggera’.
“Non lo è affatto. La cannabis altera la percezione ed il funzionamento del nostro cervello, dando luogo ad effetti che possono essere molto sgradevoli ed inaspettati fino ad arrivare a compromettere anche il quoziente intellettivo come testimoniano studi recentissimi. Abbandoniamo quindi una volta per tutte l’aggettivo ‘leggero’ che risulta essere falso e pericoloso. Se approfondiamo la sua vera natura, dobbiamo chiamarla per quello che è: droga. E una droga non è mai ‘leggera’.
spiega il neurologo.
I numeri della cannabis
Il 2,5% della popolazione soffre del disturbo di panico in una fascia di età compresa tra i 16 e i 40 anni. Un aumento sensibile è stato riscontrato nei giovani che assumono cannabis. Altro disturbo studiato è la psicosi, la cui incidenza fra i fumatori cronici della droga è del 3% a differenza dello 0,5-1% dei non fumatori.
In relazione al consumo cronico di cannabinoidi, infine si rileva un aumento del rischio di schizofrenia da 3 a 6 volte.
“Non sono pregiudizialmente contro la liberalizzazione e la legalizzazione della cannabis ma ritengo che sia necessario un preventivo e serio dibattito scientifico su un tema così spinoso per fare maggiore chiarezza e, successivamente, un ampio confronto per meglio orientare le politiche sociali del nostro Paese.
Mi rivolgo direttamente al ministro della Salute affinché venga finalmente promossa una seria e diffusa campagna di sensibilizzazione, attraverso l’utilizzo di spot istituzionali per migliorare il livello di conoscenza e consapevolezza dei rischi che corrono i nostri ragazzi. Invito i miei colleghi invece a dedicare un po’ del loro tempo prezioso per entrare nelle scuole e comunicare direttamente con gli studenti, soprattutto quelli maggiormente suggestionabili, da un’informazione che deforma la realtà delle cose”,
conclude Sorrentino.