Caffè proprietà nella cura dell’epatite C
I benefici del caffè nei malati di epatite C: recenti ricerche dimostrano come l’assunzione regolare di caffè, nelle giuste quantità, potrebbe rallentare la degenerazione della malattia prevenendo la cirrosi epatica. Vediamo come.
Malgrado il caffè sia accusato di alimentare ansia e nervosismo, secondo un gruppo di ricercatori americani del National Cancer Institute (NCI), la bevanda è un anti-cirrosi naturale in grado di allontanare del 53% la progressione della malattia epatica rispetto a chi non ne ha mai consumato. Dato da non sottovalutare alla luce delle stime fornite dall’Associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf): in Italia, si contano circa 2 milioni e mezzo di persone che si ammalano di epatite virale. Ne esistono due tipi: acuta (di breve durata) e cronica (della durata di almeno 6 mesi).
Che cos’è epatite C?
Si tratta di un’infiammazione del fegato provocata da sei virus (A, B, C, D, E e G) che non consentono a quest’organo di sbarazzarsi dei rifiuti prodotti dal sangue.
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“Una sostanza di scarto chiamata bilirubina (responsabile dell’ittero, conferisce alla pelle un colore giallo-arancio) comincia ad accumularsi nel sangue e nei tessuti. Accade dal momento in cui non funziona più correttamente il fegato, in grado di convertire i nutrienti derivati dal cibo in componenti ematici essenziali, fare da deposito per minerali e vitamine, regolare la coagulazione del sangue, produrre enzimi e proteine, mantenere il bilancio ormonale, metabolizzare e degradare sostanze tossiche”, spiega Ivan Gardini, presidente Epac (Associazione di pazienti epatopatici).
I numeri sono quelli di un esercito: “L’Italia detiene il primato europeo per il numero di casi di malattie epatiche. Epatiti, cirrosi e tumori al fegato, che sono la causa di circa 20.000 decessi all’anno e si stima che siano oltre un milione e seicentomila gli italiani affetti da epatite C e circa seicentomila i malati di epatite B (virus HBV). Numeri allarmanti, se si considera che si tratta di malattie virali e quindi trasmissibili”.
Perché viene l’epatite?
La mancanza di afflusso di sangue al fegato, le sostanze tossiche, le malattie autoimmuni, l’uso eccessivo di alcol, una lesione al fegato e l’assunzione di determinati farmaci possono causare l’epatite.
Invece, più raramente, l’epatite può essere causata da infezioni virali come la mononucleosi e dal citomegalovirus.
Ma, visto che nel mondo 1 persona su 12 è portatrice di questi virus (asintomatici e silenti per molti anni, l’HCV spesso si manifesta con febbre, scarso appetito, dolori muscolari, prurito e nausea, solo nelle fasi più tardive, mentre i sintomi dell’HCB sono tristezza, disperazione e frequenti crisi di pianto), per far sì che tu non sia il numero 12 non resta che affidarti al vaccino (obbligatorio dal 1991 per la B) e a uno stile di vita sano con appropriate misure igienico sanitarie.
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Se poi ne sei rimasto vittima non disperare: per l’epatite B (trasmissibile mediante sangue infetto o tramite rapporti sessuali non protetti) dei medicinali (gli inibitori nucleosidici e nucleotidici) bloccano la replicazione virale nella quasi totalità dei casi.
