BPA: l’intervento dell’EFSA, attenzione al consumo

Francesca Naima
  • Master in Comunicazione e Marketing d'impresa

Il bisfenolo A (BPA), prodotto dagli anni ’60 e impiegato nella maggior parte dei Paesi industrializzati, può trovarsi anche nei cibi e nelle bevande. L’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ne studia i rischi per la salute pubblica da svariati anni ed entro fine 2022 si conta di concluderne la valutazione.

BPA: l’intervento dell’EFSA, attenzione al consumo

Usato soprattutto in abbinamento ad altre sostanze chimiche per ottenere plastiche e resine come il policarbonato (un tipo di plastica rigida, trasparente e altamente performante), il BPA può essere rischioso se e quando ingerito.

Visto quanto sostanze come il già citato policarbonato si utilizzino poi per la fabbricazione di elementi e contenitori a stretto contatto con il cibo (come recipienti, stoviglie di plastica e contenitori per la conservazione degli alimenti) fin dal 2006 l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha voluto indagare sull’effettiva dannosità del composto per la salute umana.

Per quanto la maggior applicazione di BPA sia nelle vernici, dispositivi medici, inchiostri, carte termiche, scontrini (elementi che comunque entrano a contatto con le persone, per quanto in maniera “meno diretta”) è stata riscontata presenza di BPA  anche in cibi e bevande, perché all’interno di contenitori dov’è stata trovata una percentuale più o meno importante della sostanza.

Allora, dimostrati i rischi del bisfenolo A (BPA) è stato proposto di regolare e abbassare la dose giornaliera tollerabile (DGT). Quest’ultima è la quantità di sostanza che un essere umano può consumare quotidianamente senza compromettere la propria salute.

BPA: tutto ciò che c’è da sapere dopo le indagini dell’EFSA

BPA: l’intervento dell’EFSA, attenzione al consumo

Il BPA, utilizzato da tempo per produrre plastiche e resine anche poi a contatto con alimenti (come le resine impiegate nei rivestimenti delle lattine di alluminio) possono finire dalle pareti dei contenitori fino ai cibi e alle bevande che poi vengono consumate, finendo quindi nell’organismo.

In quanto sostanza controversa, il BPA è classificato come interferente endocrino che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è «Una sostanza o una miscela esogena che altera la funzione del sistema endocrino e di conseguenza provoca effetti negativi sulla salute di un organismo intatto, o sulla sua progenie».

Viste le alterazioni al sistema endocrino, potrebbero poi essere connessi alla troppa esposizione al BPA tumori alla mammella e problemi dello sviluppo infantile. Esiste ora, come anticipato, un limite nel consumo giornaliero di BPA, che rimane sotto attenta osservazione e dal 2020 ha anche un uso molto più ristretto: non è possibile immettere sul mercato il BPA nella carta termica in una concentrazione uguale o superiore allo 0,02 % in peso. Mentre proseguono gli studi e le ricerche, esistono dunque limitazioni e i divieti imposti dalla Commissione Europea sul BPA e precauzioni che i consumatori possono applicare ogni giorno, come preferire elementi “BPA Free“.