Tumore al seno: intervista a Rosanna Banfi e novità nella ricerca
Intervista a Rosanna Banfi, figlia del noto attore Lino Banfi, anche lei colpita dal tumore al seno: l’esperienza raccontata e vissuta che invita a lottare tutte le donne senza arrendersi contro la malattia.
Era il 2009 quando Rosanna Banfi iniziò la sua battaglia per sconfiggere il tumore al seno. Oggi, nel 2011, è tornata alla vita. Ha sempre parlato con coraggio della sua malattia e non solo: ha messo a disposizione di chi la ama e la segue la sua esperienza. Oggi, su Facebook prosegue il suo rapporto quotidiano con chi vive esperienze simili alla sua.
Un numero enorme: ben 32.000 persone sono sue fan e iscritte nella sua pagina.
Dice Rosanna:
“Confrontarmi con tante donne colpite come me da questo male, sentire la vicinanza, oltre dei miei cari, anche di persone sconosciute che mi hanno manifestato affetto, mi ha dato forza, voglia di farcela e di andare avanti. Ora vorrei essere io a dare quella stessa forza a chi sta lottando contro il cancro. Di tumore al seno non si muore più se viene scoperto in tempo. Però si sta male e si devono affrontare cure pesanti.
La donna ha poi proseguito dicendo:
Con la prevenzione, spesso, si può evitare di sottoporsi a lunghi calvari. Io predico bene, ma in passato, come si dice, razzolavo male. Quando ho scoperto di avere il tumore al seno, infatti, erano due anni che non facevo controlli e così la cura è stata più lunga e invasiva. Ecco perché oggi sostengo con forza l’importanza della prevenzione.
Il 22 maggio sarò in prima linea alla mini-maratona “Race of the cure”, (vedi l’articolo: “Race for the Cure”, insieme contro il cancro al seno”). Già l’anno scorso sono stata la madrina delle oltre 3.500 “donne in rosa”, che come me hanno affrontato il tumore del seno e scelgono di rendersi visibili indossando una maglietta e un cappellino rosa per testimoniare quel cambiamento di mentalità in positivo, che ogni donna deve avere nel percorso di cura”.
Cosa vuoi dire alle donne che stanno affrontando ora la tua stessa battaglia contro il cancro?
“Di lottare, di non farsi abbattere, perché la vita continua e col tempo si può tornare a stare bene e riprendere le proprie abitudini. Bisogna avere solo pazienza. Io ero ingrassata per le cure, pelata, avevo perso ogni desiderio sessuale, eppure oggi sono tornata in forma, ho ripreso il mio lavoro e mi sento bene. Quindi pazienza, coraggio e non nascondetevi, perché non c’è nessuna vergogna nell’avere un tumore”.
Tumore al seno: novità in campo scientifico
Grandi novità nella ricerca del cancro del seno. È recentissima la notizia di nuovi interventi meno invasivi nella cura del tumore. Ma non solo:
“I trattamenti sono sempre più specifici e mirati a seconda del paziente”
afferma il professor Riccardo Masetti, Direttore del Centro di senologia del Policlinico Gemelli di Roma e Presidente dell’associazione ‘Komen Italia’.
“La ricerca ha dimostrato che non esiste il tumore del seno in generale. Ma si possono suddividere in vari tipi. Ciascuno necessita di protocolli di cura specifici, diversi l’uno dall’altro. Questo è importante nel risultato della cura e, quindi nella guarigione. Per ogni singola paziente si interviene secondo le necessità del caso, con terapie mirate e selettive. Ora, grazie ai risultati della ricerca chimica, si stanno introducendo dei cambiamenti nel trattamento delle pazienti con la malattia in stadio più avanzato. Una volta si ricorreva all’asportazione di tutti i linfonodi ascellari sottoponendo la paziente a un intervento chirurgico impegnativo. Oggi, a volte, e questa è la novità, è possibile evitare questo intervento, andando a studiare solamente il linfonodo sentinella, il primo ad essere attaccato dalle cellule tumorali: il trattamento è meno invasivo e il recupero post-operatorio è più veloce e provoca meno disagi nella paziente, sia fisici che psicologici”.
Quali studi sono attualmente in corso?
“Al momento la ricerca base si sta impegnando per ridurre gli effetti collaterali nelle cure chemioterapiche in particolare quelle per i tumori più aggressivi, come i triplonegativi. Una maniera per migliorare la qualità di vita del paziente sottoposto a lunghi periodi di trattamento”.