Manuel Agnelli celebra il successo dei Maneskin
Manuel Agnelli conosce i Maneskin meglio di tanti altri, forse come nessuno. Li ha scoperti lui, li ha scelti nel 2007 a X Factor. E ora la definitiva espolosione con i Rolling Stone, con Mick Jagger che li elogia. Lui l’ha sempre fatto, fin dal primo giorno.
Quando Mick Jagger li ha ringraziati, Manuel Agnelli si è sentito molto orgoglioso di loro, dei Maneskin. E se lo dice lui, che nel lontano X Factor 2007 li ha scoperti, c’è da crederci. L’avventura musicale di Damiano e soci va avanti con una grande sicurezza, in modo naturale, senza montarsi la testa. Condividere poi il palco con la band più grande del mondo, secondo il giudice del talent musicale che li ha scoperti e lanciati, non li ha immobilizzati.
“E non dimentichiamo che sono andati a cantare prima degli Stones in italiano. È la cosa più bella: stanno aprendo un portone, cancellando una discriminazione storica nei confronti del rock nel nostro Paese”
Da rocker convinto Manuel Agnelli oggi può finalmente esultare, togliersi qualche sassolino dalle scarpe:
“Mi da fastidio il nostro provincialismo: solo in Italia, sui Maneskin, si cercano i difetti prima dei pregi. Perché da noi o sei Battiato o sei un tamarro, non c’è il concetto di rock nazional popolare e di qualità. I Rolling Stones non sarebbero mai nati qui…”
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Oggi non ci sono giovani bravi come i Maneskin
Manuel Agnelli applaude i Rolling Stones, la loro scelte e i Maneskin. Loro non recitano anche se sul palco sono molto teatrali, ma nella vita di tutti i giorni sono così, si sentono così e piacciono per questo. Non a caso vincono.
“Vincono X Factor, Sanremo, Eurovision. E di solito vincere quest’ultimo, fin troppo trash, non ti porta da nessuna parte, vedi ad esempio il caso di Conchita Wurst. Ma loro sono stati capaci di scegliersi i tempi, di cavalcarli, senza pianificare. Dimostrando un istinto mostruoso”
Domanda secca del Corriere della Sera: ci sono dei nuovi Maneskin all’orizzonte?
“No, band come i Maneskin nascono ogni cinquant’anni. In Italia, anche ogni cento…”