Esami radiologici: il problema delle troppe richieste
Come limitare la richiesta di diagnostica per immagini così tanto utilizzata. Occorre una più attenta analisi dell’appropriatezza nella prescrizione, per ridurre le liste di attesa e anche per tenere sotto controllo la quantità generale di radiazioni assorbita dalla popolazione.
Sono decisamente troppi gli esami di imaging che vengono effettuati ogni anno nel nostro Paese: circa 100 milioni, quasi due a testa, bambini compresi. E di questi, circa 40 milioni sono radiografie, tac e scintigrafie che comportano l’esposizione a radiazioni ionizzanti. Pare infatti che si ricorra a queste indagini anche quando non c’è una reale necessità, tanto che un esame radiologico su quattro sarebbe inutile. In cifre questo vuol dire che il 75% degli esami è giustificato e appropriato, ma il rimanente 25% sarebbe evitabile, a tutto vantaggio della salute.
“Anzi, secondo uno studio appena concluso (ancora in fase di pubblicazione), a seconda delle regioni e dei distretti si arriva addirittura a considerare il 40% delle prestazioni non appropriate”, chiarisce Corrado Bibbolino, direttore del dipartimento diagnostico Ircss Inmi “Lazzaro Spallanzani” di Roma, vice segretario del sindacato radiologi e direttore della rivista Il Radiologo. “Oggi si effettuano esami radiologici anche se non sono strettamente necessari. Per esempio per l’indagine di non patologie, quali i fenomeni degenerativi tipici dell’invecchiamento”.
Lunghe attese per i pazienti
Uno studio della Mayo Clinic americana già un anno fa aveva dimostrato che esami diagnostici troppo approfonditi possono avere effetti negativi, in quanto inducono all’adozione di misure più radicali rispetto a quanto deciso con esami meno approfonditi.
“Con questo non si vuole sottovalutarne l’utilità anche nel pervenire a una diagnosi precoce”, continua il professor Corrado Bibbolino. “È però un dato di fatto che gli esami inappropriati allungano le liste d’attesa, con svantaggio per tutti, peggiorando la qualità dell’assistenza. Negli ultimi anni infatti i tempi d’attesa hanno subito un incremento significativo, nonostante l’accresciuta offerta di prestazioni di diagnostica per immagini che ha determinato una domanda non sempre del tutto giustificata”.