Aspettative sui figli: la perfezione non esiste
Volere il meglio per i nostri figli o volere che i nostri figli siano il meglio? La differenza è sottile, ma può significare molto. Alcuni consigli per prendere consapevolezza che la perfezione non solo è irrealizzabile, ma non sempre è sinonimo di felicità e che i nostri ragazzi potranno essere sani e realizzati anche se non rispondono ai nostri, spesso impossibili, standard.
Spesso pretendiamo dai nostri figli la perfezione. Devono avere ottimi voti, dare il meglio di sé nello sport, conoscere le lingue e saper suonare bene almeno uno strumento. Tra i banchi di scuola o sul campo di gioco, non importa. L’importante è che siano i migliori.
Ma è giusto riversare sui nostri figli così tante aspettative? E soprattutto è salutare questa continua e affannosa ricerca di perfezione?
Scopriamo insieme alla Psicologa Elena Giulia Montorsi quali sono gli errori più comuni che i genitori commettono con i propri figli quando si parla di eccessiva ambizione, come imparare ad evitarli ed accettare i nostri bambini nella loro meravigliosa imperfezione.
Gli errori più comuni del genitore
“Spesso è inaccettabile per noi genitori vedere i nostri figli in difficoltà o arrancare. Ci sentiamo in colpa e abbiamo dubbi sul nostro operato. Non riusciamo ad accettare che non siano i migliori fra i migliori. Vogliamo che abbiano tutte le porte aperte e che nessuno possa mai pensare qualcosa di negativo nei loro confronti. Così facendo però non li conosciamo a fondo, non li vediamo come “altro da noi” cioè persone diverse con le loro caratteristiche, i loro punti di forza e le aree su cui dover lavorare maggiormente per arrivare”
spiega la dott.ssa Montorsi. Accade di proiettare sui figli le nostre aspettative. Uno degli errori più frequenti è spingerli a fare ciò che magari durante l’infanzia o la giovinezza non ci è stato possibile realizzare, riversando su di loro sogni e desideri, anziché aiutarli a coltivare le loro naturali inclinazioni. Continua la Psicologa:
“Alcuni genitori credono che i figli siano un prolungamento di loro stessi. Questo li porta a rivivere quelle speranze perdute e quella sete di vittorie che magari non hanno saputo assaporare in passato. Il problema è che in questo modo perdono completamente la fiducia del figlio che crescerà con l’idea di non essere mai all’altezza delle aspettative del genitore che lo vuole unicamente capace e vincente tralasciando quei valori morali fondanti una vita piena e serena”
Ma in che modo possiamo evitare di riversare su di loro le nostre aspettative e aiutarli ad affrontare serenamente i piccoli insuccessi?
Accettare i “limiti” dei propri figli
Qualsiasi genitore desidera prima di tutto la felicità dei propri figli. Il problema sta proprio nell’individuare quale sia il concetto alla base della felicità. Occorre non confondere le proprie ambizioni e i propri sogni con quelli dei nostri figli e imparare a lasciare loro lo spazio per esprimersi liberamente, a volte sbagliare e di conseguenza, imparare. Conclude la Dott.ssa Montorsi ci spiega come:
“Quelli che erroneamente consideriamo “limiti” devono, invece, essere considerati come aree di miglioramento per far crescere il bambino o il ragazzo nella consapevolezza di sé e delle sue capacità. Accettare le caratteristiche del proprio figlio è un compito arduo perché lo si vorrebbe perfetto, in modo da non incorrere in sensi di colpa per non aver fatto abbastanza come genitore o per non essere riuscito a dargli il massimo. C’è poi un secondo elemento: la paura per il suo futuro, vedere un limite nel figlio porta il genitore ad avere timori sulle sue possibilità. In questi casi tuttavia è necessario comprendere che i limiti non devono essere visti come un muro in cemento, ma ostacoli che posso essere superati”.