Disprassia verbale e motoria: sintomi e cure

Arianna Preciballe
  • Appassionata di Gossip e Tv
  • Laureata presso il NID - Nuovo Istituto Design

In termini scientifici si chiama “disprassia” e si tratta di un disturbo che colpisce 5-6 bambini su 100, di preferenza maschi, e che rendendo difficile azioni e gesti della quotidianità provoca di conseguenza un ritardo nell’acquisizione delle tappe di sviluppo motorio e del linguaggio. Conosciamo meglio questo disturbo.

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Per i piccoli affetti dalla malattia può essere difficoltoso anche fischiare, saltellare, ridere e organizzare giochi. Il disturbo infatti può coinvolgere sia l’abilità motoria generale, che governa i muscoli più grandi o gruppi di muscoli (quelli cioè delle macro-azioni che fanno lanciare oggetti o salire le scale), sia la motricità fine, che riguarda i muscoli della mano, del piede o della bocca, ostacolando la fluidità di movimenti utili a produrre parole, disegnare, fare un puzzle.

Disprassia: un aiuto nella logopedia

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Questo disturbo che non ha niente a che vedere con un deficit delle facoltà intellettive e cognitive, sebbene i piccoli potranno subire ritardi nell’imparare gesti abituali, come vestirsi, deambulare, muovere lo sguardo, emettere suoni e parole, con possibili rallentamenti anche nell’apprendimento scolastico e nelle abilità lavorativa nel caso il problema persista in età adulta.

Nonostante il fenomeno sia ancora in parte privo di alcune risposte scientifiche, sono però certi i benefici ottenibili da un percorso logopedico affiancato da programmi di riabilitazione con tecniche mirate al recupero verbale e all’apprendimento motorio finalizzato.

L’obiettivo infatti è di consentire al bambino di vivere al meglio la quotidianità, imparando a gestire le sue difficoltà a vantaggio di un potenziamento della propria autostima, di un migliore rendimento scolastico e di una proficua integrazione con amici e compagni.

I campanelli d’allarme della disprassia

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Esistono alcuni campanelli d’allarme da non sottovalutare, quali ad esempio arrivare più in ritardo dei coetanei all’apprendimento di azioni basiche come sedersi, rotolarsi, alzarsi, camminare, vestirsi, disegnare, usare il vasino, ma anche masticare e deglutire cibi solidi.

Altrettanto importanti sono alcune difficoltà motorie, come quelle che possono indurre il bambino a inciampare o cadere spesso, o comportamentali, che mettono il piccolo a disagio nel confronto con gli altri. Da notare anche stati di ansia e agitazione immotivati, difficoltà di linguaggio o ritardo nel linguaggio che rendono l’eloquio poco comprensibile o non rispondente all’età del bambino.

“In presenza di una di queste situazioni o anche se esiste solo un sospetto di disprassia”,

raccomanda la dottoressa Tiziana Rossetto, presidente della Federazione Logopedisti Italiani,

“è bene rivolgersi al pediatra di famiglia o a un centro di neuropsichiatria infantile, dove l’esecuzione di test mirati all’età del bambino aiuteranno a escludere o a confermare la diagnosi e a intraprendere un percorso riabilitativo a cura del logopedista”.