Bugie: perché i bambini le dicono?
I bambini, si sa, dicono le bugie. Ma come mai? Scopriamo insieme cosa si nasconde dietro questa tendenza che, purtroppo, può celare malessere, vergogna e disagio. Vediamo come, allora, possiamo aiutare i più piccoli!
Il significato di una bugia è differente in base all’età di chi la racconta. Almeno fino ai 5-6 anni, i piccoli vivono in un mondo tutto loro, molto diverso da quello degli adulti, e non distinguono bene tra fantasia e realtà.
Per loro, alcune fantasie sono più importanti e reali di ogni altra cosa. Questo non vuol dire che i piccoli non siano in grado di ragionare o di distinguere la vita reale: significa soltanto che la loro realtà è molto più “ricca” di quella degli adulti.
Dopo i 6 anni, il discorso cambia. Il bambino scopre che raccontando bugie può avere benefici o evitare punizioni. È da questo periodo in poi che i genitori devono seguire con attenzione lo sviluppo del loro comportamento e far comprendere l’importanza della sincerità e della fiducia.
Più o meno innocenti, le bugie sono compagne di strada, un comportamento naturale di tutti i bambini. Ma che significato hanno le menzogne nella vita dei bimbi? Quando i genitori possono tollerare di essere presi in giro e quando devono correre ai ripari? E come si devono comportare davanti a queste manifestazioni?
Bugie: perché si dicono?
Ogni menzogna raccontata dai nostri bambini ha un significato e una motivazione diverse. Vediamo qualche esempio.
Per vivere un desiderio
In alcuni casi, può succedere persino che i bambini finiscano per credere alle bugie che raccontano. Del resto, anche gli adulti a volte si raccontano bugie piacevoli… Spesso, i loro racconti riguardano avventure eccitanti, che immaginano di vivere in prima persona, un forte desiderio che riescono così a tramutare in qualcosa di vero, come il raccontare di essere arrivati primi a una gara sportiva, per essere il migliore di tutti. Si tratta di bugie innocenti, che svaniscono con il tempo.
Per mostrarsi più belli
A volte, la bugia può avere uno scopo ben preciso: quello di attirare l’attenzione degli altri su di sé. E in questo caso i bambini sono molto bravi a capire quale bugia funzioni con la persona che hanno di fronte. Per esempio, se stanno parlando con una mamma un po’ ansiosa, possono raccontare di essere scampati a chissà quale terribile pericolo o a un amico raccontano di una grande prova di coraggio che hanno compiuto.
Per vergogna
La vergogna è una “brutta bestia” per i bambini! Per esempio, dopo un atto “da non fare”, sanno che seguiranno rimproveri e disapprovazione e la vergogna s’impossesserà di loro. Chi per vari motivi non ce la fa a sopportarla, potrebbe tentare di “risolvere” con la bugia.
Per sentirsi parte del gruppo
Si tratta di un discorso delicato, poiché il gruppo è fondamentale per la corretta socializzazione dei minori. Dietro potrebbero esserci debolezze relative all’autostima o, al contrario, dovute a manie di grandezza, che potrebbero nascondere insicurezze inconsce.
Bugie: come affrontarle?
Poiché nei bambini il concetto di morale non è innato, essi imparano che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato dalle regole che vengono loro insegnate e dall’esempio delle persone che frequentano, come genitori, parenti o insegnanti.
Con il tempo, imparano che mentire è un fatto negativo. Ma come comportarsi, poi, nella vita reale davanti alle loro bugie?
- È compito di ogni genitore decidere se è il caso di punire o no questo comportamento. Ci sono bugie così innocenti che fanno sorridere, di fronte alle quali è praticamente impossibile essere severi. Altre volte, invece, le bugie fanno veramente arrabbiare. Ecco perché a volte la punizione può essere superflua, altre necessaria.
- A volte, la bugia può essere soltanto una richiesta di attenzioni. In altre parole, il bimbo mente per essere scoperto, sapendo che è, un modo per dire: “Scopritemi e punitemi pure, ma ditemi che per voi sono importante”.
- È fondamentale però che il bambino capisca che raccontare bugie è sempre una cosa sbagliata.
- Solo se si tratta di una frottola innocente, i genitori possono stare tranquilli e partecipare al gioco, con una complicità momentanea.