Bambini: introversi si nasce o si diventa?
Con la collaborazione di Carlo Lazzari, psicoterapeuta vediamo insieme per quale motivo il proprio bambino tende ad essere introverso. Inoltre scopriamo in che modo il comportamento degli altri può favorirlo o danneggiarlo.
Tuo figlio tende a chiudersi, a giocare ore e ore con il Nintendo e, a volte, quando gli amichetti telefonano per invitarlo è sfuggente. Spiega Carlo Lazzari psicoterapeuta:
“Nessun bambino nasce con un comportamento segnato da esitazione e ritrosia. Ha però più probabilità di diventare introverso, se ha un temperamento iperemotivo, che lo rende sensibile agli stimoli e lo fa reagire in modo eccessivo, come se fosse senza protezione. Già nella prima infanzia ci sono molti segnali che rivelano una predisposizione all’iperemotività”.
Le reazioni agli stimoli sono, nei futuri introversi, più accentuate, sia nell’intensità che nella durata, e si traducono facilmente in risposte del corpo: battito cardiaco accelerato, forte tensione muscolare, contrazioni intestinali e gastriche, sudore, facilità al pianto, rossore, nausea.
L’importanza del comportamento degli altri
L’atteggiamento della famiglia, dei compagni, degli insegnanti è determinante per aiutare il piccolo a superare il problema: esempio se gli facciamo rimarcare che spesso diventa rosso, ha paura dei compagni o degli insegnanti, lo mettiamo in condizione di non riuscire a superare la difficoltà perché così sollecitato lui si convince di non farcela. E da chiuso diventa insicuro.
Se l’ambiente non riesce ad accettare la sua vulnerabilità, a incoraggiarlo nel modo corretto, gratificandolo per tutto quel che riesce a fare, compitini, giochi, il rischio è che l’iniziale chiusura si trasformi in insicurezza, in paura di non farcela, di non essere bravo come gli altri.
Se continuiamo a dirgli che è introverso o che non è capace di salutare, che sa solo scappare quando vede le persone tenderà ancora di più a rinchiudersi nel suo guscio, a evitare sport, giochi, prove durante i quali deve confrontarsi, mostrare le sue abilità ai compagni. Pian piano quelle frasi “perché non saluti, perché non giochi“ nella sua mente e nel suo corpo diventeranno: non riuscirò a giocare, a salutare.