Bambini: come stimolare l’ormone della crescita

Arianna Preciballe
  • Laureata presso il NID - Nuovo Istituto Design

Con la collaborazione del professor Mohamad Maghnie, Direttore dell’Unità Operativa di Endocrinologia Pediatrica, Dipartimento di Pediatria IRCCS Ospedale Gaslini di Genova, e Presidente della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica, oggi parliamo delle nuove cure per risolvere i problemi di crescita dei bambini.

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La percentuale di popolazione infantile che ne soffre non è alta, intorno al 2%,  ma non per questo occorre abbassare la guardia: il problema dell’accrescimento fra i bambini ha naturalmente delle conseguenze gravi sullo sviluppo dell’organismo. L’origine sta nella carenza di un ormone, chiamato appunto della crescita (Gh), prodotto dall’ipofisi.

Un deficit da non sottovalutare

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Dalla nascita in poi, la Gh ha un ruolo importante nel metabolismo dei muscoli, del grasso, dell’osso e degli zuccheri, funzione che mantiene anche in età adulta.

Le conseguenze durante lo sviluppo si possono immaginare: bassa statura, minore forza muscolare e disfunzione metabolica legate all’aumento del peso sono le più lampanti. Le ragioni per cui la produzione dell’ormone resta a livelli bassi sono congenite e quindi possono comparire fin dalla nascita (in caso di una malformazione dell’ipofisi), oppure come conseguenza dell’insorgere di un tumore o anche per colpa dell’irradiazione della parte colpita.

“Nella maggioranza dei soggetti, la causa del deficit rimane sconosciuta e la carenza viene definita come “idiopatica”,

precisa il professor Mohamad Maghnie, Direttore dell’Unità Operativa di Endocrinologia Pediatrica, Dipartimento di Pediatria IRCCS Ospedale Gaslini di Genova, che abbiamo intervistato sul tema del trattamento attraverso le ultime applicazioni.

Le nuove cure disponibili

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Da circa 30 anni, per supplire alla bassa produzione naturale, i pediatri somministrano l’ormone in sintesi ottenuto con tecniche di Dna ricombinante.

“Non vi sono controindicazioni particolari statisticamente significative da segnalare. Come per qualunque altro farmaco è necessario monitorare da parte dello specialista endocrinologo pediatra ogni sintomo o segno che potrebbero essere correlati alla terapia”.

L’ormone viene somministrato nelle ore serali per via sottocutanea, con dei devices elettronici o aghi che erogano la quantità di farmaco necessaria mediante l’impostazione di una dose che viene decisa in base alle caratteristiche fisiche del ragazzo (ad esempio il peso o l’età).

“Una volta arrivato al fegato il GH induce in quest’organo la produzione di un altro ormone, l’IGF-1 (Insulin Growth Factor-1) che, insieme al GH, stimola il metabolismo osseo inducendo l’allungamento dell’osso e delle cartilagini di crescita”,

aggiunge Maghnie.

La risposta, e quindi l’efficacia della terapia, varia da persona a persona. Vanno infatti considerate anche le condizioni neonatali (sesso, peso e lunghezza alla nascita), l’altezza dei genitori e il target genetico, i livelli di ormone GH riscontrati durante gli accertamenti, le caratteristiche del soggetto (età, sesso, altezza e peso alla diagnosi etc.) e la modalità terapeutica (dose, frequenza, durata, aderenza alla terapia).

Negli anni, le tecniche di dosaggio del farmaco sono cambiate. Oggi i pediatri sono in grado di variare la somministrazione in maniera estremamente precisa. Il tutto per ottenere un’efficacia maggiore che si manifesti in termini di guadagno di benessere del bambino.