Bambini: come rafforzare il sistema immunitario
Quando nasce, il piccolo è dotato di un sistema immunitario ancora immaturo ed incompleto. Il neonato può solo avvertire, attraverso alcuni recettori presenti in maniera innata, l’eventuale presenza di germi, virus, parassiti e di percepirli come “estranei” e quindi pericolosi. Come possiamo noi genitori aiutarlo?
Vista la condizione quasi asettica del grembo materno, quando il bambino ha a che fare con germi e batteri lo fa in modo aspecifico e, dunque, senza disporre, come invece avverrà negli anni successivi, di anticorpi specifici per ognuno di loro.
Nei primi mesi di vita, però, questa carenza è in gran parte compensata dal latte materno, ricco di anticorpi che, insieme ad altri fattori, aiutano a far maturare e a chiudere l’epitelio intestinale.
Il latte materno è determinante nella prima fase di vita del bambino, perché compensando le carenze del suo sistema immunitario, ancora immaturo, gli consente di affrontare in piena copertura il mondo esterno. Nel frattempo, il bambino imparerà piano piano ad incontrare e riconoscere i germi (amici e nemici) che lo affollano. Imparerà a convivere con loro e, se è il caso, a costruire armi specifiche, e di volta in volta differenziate, per combatterli e vincerli.
Da qui, dunque, due consigli:
- Prolungare il più possibile l’allattamento materno (almeno fino al 6° mese, se possibile), anche parallelamente allo svezzamento, per affiancare il più a lungo possibile il piccolo nella costruzione del suo personale arsenale di difesa;
- Lasciare che prenda liberamente contatto con il mondo esterno, senza eccessi di sterilizzazione-disinfezione di oggetti e biberon. Bastano un’igiene accurata e non maniacale e, soprattutto, molta tranquillità e buon senso.
Se il bambino va al nido
Se va al nido o alla scuola materna è normale, almeno nel primo anno, che si ammali continuamente perché con il suo sistema immunitario ancora incompleto viene a contatto con altri bambini, inevitabilmente portatori di moltissimi virus (rinovirus, adenovirus, virus sinciziali).
È un male? No, perché è conoscendo il nemico (cioè a contatto con i virus) che il sistema immunitario matura e incomincia a costruire anticorpi specifici. Però alcune cautele sono necessarie:
- Se si può, meglio tenere il bambino a casa nei primi due-tre anni.
- Quando si ammala, sarebbe meglio tenerlo a casa per un paio di settimane.
È questo, infatti, il tempo che l’organismo impiega a costruire l’anticorpo specifico dopo il primo contatto con il virus, e accelerare i tempi può comportare ricadute e nuovi contagi.
Quanto alla possibilità di “rinforzare” i meccanismi naturali di difesa, esistono integratori e prodotti a base di estratti batterici, essenze vegetali o antiossidanti (resveratrolo, echinacea, lattoferrina, cosiddetti prodotti omeopatici ecc.) utili allo scopo.
Questi, però, vanno prescritti solo in caso di effettiva “debolezza”, dopo una adeguata e attenta osservazione, dopo aver escluso altre malattie che giustifichino quei continui malanni e dopo aver verificato che le ricadute continue corrispondano a situazioni “parafisiologiche”, come quella, per esempio, del primo anno di asilo.
In secondo luogo, i genitori debbono essere consapevoli che il loro potere protettivo non supera, nel migliore dei casi, la percentuale del 20%.
Ultima nota: il vaccino antinfluenzale è raccomandato, come avviene anche per gli adulti, solo per i bambini più deboli o per meglio dire “a rischio” (malattie croniche dell’apparato cardio-respiratorio, diabete, tumori e altro).
Per tutti gli altri vaccini, invece, rimane una forte indicazione, secondo le specifiche della ASL di appartenenza.