Balbuzie nei bambini: cause e rimedi

Arianna Preciballe
  • Appassionata di Gossip e Tv
  • Laureata presso il NID - Nuovo Istituto Design

Con la consulenza della dottoressa Donatella Tomaiuoli, psicopedagogista, logopedista e direttore del Centro Ricerca e Cure delle Balbuzie, oggi parliamo di balbuzie nei bambini. Come possiamo aiutarli a superarla?

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Ripete spesso le parole. Non parla bene. Mentre cerca di pronunciare le sillabe, ha difficoltà. Sono problemi comuni a molti bambini, soprattutto in età prescolare: situazioni che spesso preoccupano i genitori incapaci di affrontarle. Se il bambino balbetta, sono tanti i dubbi e le perplessità. Meglio chiedergli di scandire bene le parole o far finta di nulla sperando che le problematicità del linguaggio con il passare del tempo scompaiano?

“La balbuzie è un disordine del ritmo della parola. Il bambino sa con precisione cosa vuole dire, ma nello stesso tempo non è in grado di farlo perché è impedito da una serie di ripetizioni, di blocchi che ne interrompono l’espressione verbale. Si tratta di un problema che può insorge intorno al quinto anno d’età”.

Balbuzie: come si manifesta

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Esistono diversi tipi di balbuzie.

“C’è una forma caratterizzata dalla ripetizione di intere parole o di alcune sue parti: il bambino è portato naturalmente a ripetere, senza sforzo, tensione muscolare. Un altro tipo del disturbo è invece caratterizzato da ‘blocchi’: piccoli spasmi che possono avere una durata variabile anche di diversi secondi, capaci di provocare un’interruzione brusca del processo verbale e contraddistinti da tensione muscolare.

In questi casi, il bambino per poter parlare si deve sforzare. Esiste anche una forma mista di balbuzie, interessata sia da ripetizioni, sia da tensioni muscolari. In ultimo, è da segnalare che in presenza di tali tensioni, il piccolo nello sforzo del parlare, può mettere in atto movimenti circoscritti al volto o generalizzati a tutto il corpo: corrugamento della fronte, smorfie a livello della bocca, chiusura o apertura improvvisa degli occhi. Sono da considerare come aiuti che il bambino dà a sé stesso per far uscire il suono che in quel momento non riesce a pronunciare”.

Balbuzie: temporanea o strutturata?

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“Quando la balbuzie è collegata ad un’incompetenza linguistica del bambino si definisce ‘transitoria’. In questi casi il piccolo ha molte cose da dire, ma il linguaggio a disposizione è scarso e provoca una serie di ripetizioni. Si tratta di una forma che potrebbe gradualmente regredire spontaneamente, circa verso un anno dalla sua insorgenza.

Se permane dopo questo periodo, potrebbe trattarsi di una forma di balbuzie più strutturata, che comunque ha una finestra temporale di regressione spontanea di tre o quattro anni dal suo inizio. Un aspetto che permette di distinguere la balbuzie transitoria da quella strutturata è sicuramente la tipologia del sintomo: generalmente la balbuzie transitoria è rappresentata dalla ripetizione di parole, e dalla ciclicità del disturbo, che va a periodi.

Balbetta ad esempio quanto è più sotto pressione e in determinati momenti di affaticamento psicofisico. Altro aspetto è la familiarità: se in famiglia ci sono persone che balbettano, la balbuzie del bambino potrebbe essere legata a un fattore ereditario e genetico. Il problema riguarda anche la consapevolezza negativa del disturbo: un bambino con balbuzia transitoria tende a ripetere, ma non è minimamente condizionato da questa sua difficoltà. Il bambino, anche molto piccolo, che invece presenta una balbuzie più strutturata può avere una consapevolezza maggiormente negativa già a due anni e mezzo, e tendere a rinunciare a parlare”.