Adolescenti: educazione sessuale da introdurre nelle scuole?
L’educazione sessuale per molti paesi europei è un qualcosa di datato, mentre in Italia si fatica ancora ad introdurla nelle scuole. Come confermato anche da sessuologi e psicologi, l’educazione sessuale è un modo per veicolare il bombardamento di messaggi sessuali che ricevono gli adolescenti, un momento di approfondimento scientifico.
Con la collaborazione della dottoressa Roberta Rossi, presidente Federazione Italiana di Sessuologia scientifica (FISS) e psicosessuologa.
Se ne discute da anni ma di tradurre i pensieri in azioni non se ne parla. L’educazione sessuale nelle scuole è un miraggio in Italia, messo in pratica solo in alcune realtà, derubricata fra le attività del pomeriggio e a carico di insegnanti e genitori con buona volontà.
Eppure, secondo un’indagine della Federazione Italiana di Sessuologia scientifica (FISS), su un campione di 800 italiani, quasi la totalità degli intervistati (98%) è favorevole all’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole che, per il 78% andrebbe affidata agli specialisti.
Perché c’è bisogno di educazione sessuale?
Da apripista è stata la Svezia che nel 1955 iniziò a diffondere dei video illustrativi nelle scuole. Una manciata di decenni dopo l’hanno seguita tutto i Paesi del Nord dove l’educazione alla sessualità è obbligatoria.
Nel nostro Paese di tentativi d’introduzione se ne contano a decine, tutti però arenati. Non si riesce a fare breccia nelle posizioni delle istituzioni religiose che anche recentemente, hanno criticato le linee guida dell’Organizzazione della sanità (a cura della stessa FISS nell’edizione italiana) che invece spingono per la diffusione.
“Nonostante esista un grande bisogno di conoscere come siamo fatti – spiega la dottoressa Roberta Rossi, presidente della FISS e psicosessuologa – in Italia manca una legislazione che permetta di definirne i contenuti e le modalità, cosa significa la prevenzione, come possono essere gestiti al meglio i rapporti tra le persone in una relazione”
Continua la dottoressa “In breve, i diversi aspetti della vita che ci riguardano ma che vogliamo far finta siano legati alla naturalezza della sessualità e non ad un comportamento che possiamo imparare a comprendere nelle sue diverse sfaccettature”.
Educazione sessuale significa anche educazione alla salute
La polemica nel dibattito pubblico sulle linee guida dell’Oms nasce in particolare dall’assunto di trasmettere al bambino la conoscenza di sé come individuo che prova piacere anche tramite il contatto fisico. Una considerazione più volte tradotta da più soggetti come l’invito alla masturbazione dei bambini dai 0 ai 4 anni.
“Fare educazione sessuale – commenta la specialista – non significa dire ai ragazzi e alle ragazze di masturbarsi, come chi ideologicamente è contro l’educazione alla sessualità continua a dire”
“Censurare non serve” – sottolinea – “anche perché siamo pieni di messaggi più o meno espliciti sulla sessualità che, se non veicolati, rischiano di alimentare ignoranza e pregiudizi. L’educazione alla sessualità dovrebbe essere quindi intesa come un momento di approfondimento scientifico e confronto su diversi temi che riguardano la salute sessuale e i rapporti affettivi.”
“Momenti che possono essere destinati a tutti con linguaggi diversi, adattabili alle esigenze specifiche delle diverse fasi della vita” – conclude la dottoressa Rossi.