Violenza femminile, casi in crescita: dati preoccupanti
La violenza sulle donne è una vera e propria malattia sociale che va debellata; gli sforzi dell’Italia in merito alle questioni di genere sono considerevoli, soprattutto considerato lo stato di altri paesi. La Convenzione di Istanbul è un ottimo passo verso quello che è il risanamento della società.
Presentare le Linee Guida OMS e definire l’impegno dell’Italia nel favorire la ratifica della Convenzione di Istanbul negli altri Paesi europei: questi i principali obiettivi del Tavolo tecnico sulla violenza femminile, promosso dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da), in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tenutosi a Roma alla presenza di Parlamentari italiane e straniere, clinici e associazioni femminili.
I dati vertiginosamente in crescita
La violenza contro le donne è un fenomeno in costante crescita e di drammatica attualità, una vera e propria emergenza sanitaria, in Italia come nel resto del mondo.
Secondo i dati del recente rapporto OMS, oltre 1 donna su 3 nel mondo è vittima di abusi fisici e/o sessuali, spesso per mano del proprio partner, e il 30% degli atti di violenza si verificano all’interno delle mura domestiche.
Preoccupanti anche i dati che si registrano nel nostro Paese: in base alle ultime stime Istat disponibili, circa 7 milioni di italiane, nella fascia d’età compresa tra i 16 e 70 anni, hanno subìto una forma di violenza, fisica o sessuale, nel corso della propria vita – nel 14,3% dei casi da parte del proprio compagno – ma soltanto il 7% delle donne lo ha denunciato.
Questi i dati allarmanti di un’emergenza sociale che impone urgenti risposte concrete da parte dei Governi e dei Sistemi Sanitari Nazionali.
Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha approvato nel 2011 la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e la violenza domestica che, tuttavia, per entrare in vigore, fino al 2016, ha richiesto la ratifica di altri 2 Stati Membri UE, ritardando così la convenzione.
La Convenzione di Istanbul
La ratifica italiana della Convenzione di Istanbul e l’approvazione del Decreto legge contro il femminicidio, avvenute nel 2013, rappresentano importanti azioni del nostro Governo per contrastare un fenomeno che costituisce una vera e propria “malattia” sociale, con conseguenze negative sulla salute fisica e mentale delle vittime.
“Né le tradizioni o gli usi consuetudinari, né le pratiche culturali, la riservatezza o la religione, né il cosiddetto ‘onore’, o un presunto trattamento disuguale giustificato dalla diversità dei ruoli, possono essere invocati a giustificazione della violenza o della discriminazione. L’obiettivo finale è rendere la discriminazione e le violenze contro le donne inaccettabili, sia culturalmente che socialmente.”, afferma il Sottosegretario al Ministero degli Esteri, Mario Giro.
“Allo scopo di rendere applicabile la Legge contro il femminicidio nel nostro Paese, è necessario continuare a tenere alta l’attenzione delle Istituzioni italiane su questo tema. Il ruolo delle Parlamentari nella lotta alla violenza sulle donne è strategico sia per i loro contatti con le realtà locali sia per la possibilità di legiferare”, afferma Francesca Merzagora, Presidente O.N.Da.
“I dati del rapporto mondiale OMS sulla violenza femminile sono assolutamente preoccupanti e illustrano come il problema riguardi trasversalmente tutte le donne senza differenza di età, origine, stato sociale, luogo”, dichiara Marleen Temmerman, Direttore del Dipartimento di Salute Riproduttiva e Ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.