Separati in casa: come gestire le cose
Con la collaborazione della dott.ssa Laura Rivolta, Psicologa e Psicoterapeuta, specializzata in Sessuologia Clinica e in Terapia Sistemica Relazionale, scopriamo come gestire la vita in casa quando si è separati ma sotto lo stesso tetto!
Alcune condizioni della vita matrimoniale, inutile negarlo, possono cambiare irreversibilmente. E nell’epoca delle separazioni e dei divorzi “facili”, è altrettanto comune che una coppia “scoppiata”, per amore dei figli o per comodità economica, decida di separarsi condividendo comunque lo stesso tetto. Una situazione che si complica ulteriormente quando entrano a far parte, di questo contorto meccanismo, nuovi partner.
Per questo motivo con la dott.ssa Laura Rivolta, psicologa e psicoterapeuta, analizziamo le motivazioni che spingono molte donne ad avventurarsi in una relazione con un uomo separato in casa, e quelle dei coniugi/genitori che, per amore dei figli, decidono di vivere sotto lo stesso tetto, nonostante la loro scelta di separazione.
- La serenità dei figli è davvero un motivo valido per abitare sotto lo stesso tetto da separati, o questa è solo una scusa?
- Molti genitori nascondono ai propri figli il loro status di separati in casa. È giusto far vivere loro una routine domestica da “messa in scena”?
- Chi decide di vivere questa condizione si rende conto della sofferenza dei figli?
- Come si deve comportare chi ha una relazione con una persona separata in casa?
- Se la persona separata con cui si ha una relazione alla richiesta del coniuge di salvare il matrimonio entra in confusione cosa si deve pensare: menzogna o “senso del dovere”?
- Cosa spinge alcune donne, nonostante le illusioni e le sofferenze, nel vivere comunque una relazione sentimentale con uomini legati alla loro vecchia vita?
- Il rischio qual è?
La serenità dei figli è davvero un motivo valido per abitare sotto lo stesso tetto da separati, o questa è solo una scusa?
“Dipende; per alcune coppie, o per Lui o per Lei, i figli rappresentano una scusa, una sorta di alibi per evitare di fare delle scelte vissute con grande ambivalenza, ma i motivi possono essere molteplici: in alcuni casi non si è pienamente sicuri di fare il passo giusto, perché si teme il futuro; e in altri si vuole rimanere in una condizione di comodo.
In altri casi però, se i figli sono o diventano problematici nei comportamenti, palesando evidenti disagi emotivi e psicologici, ciò può diventare un motivo per posticipare la scelta di separarsi concretamente; in questo caso il senso di colpa o di responsabilità è così elevato che, pur con sofferenza, si decide di rimanere in casa. È necessario ricordare che la separazione è un atto doloroso non solo per chi la subisce, ma anche per chi la vorrebbe o comunque la agisce”.
Molti genitori nascondono ai propri figli il loro status di separati in casa. È giusto far vivere loro una routine domestica da “messa in scena”?
“La variabile importante è l’età dei figli; se sono molto piccoli è opportuno ritardare ogni spiegazione perché faticherebbero a comprenderla, e si attiverebbe un ansia molto forte, di abbandono. Se invece i figli sono più grandi, è necessario, al momento giusto e con parole adeguate, parlare con loro comunicando insieme la situazione.
La messa in scena è sempre riconosciuta come tale; i figli possiedono una sorta di antenna molto sensibile nel captare ogni stato d’animo o condizione familiare. Svelato “l’inganno”, potrebbero sentirsi traditi e verrebbe meno la fiducia nei genitori e nella figura dell’adulto in genere. Meglio comunicare con serenità che i sentimenti tra le persone, nel tempo, possono cambiare, e ciò purtroppo è accaduto proprio a loro; che ci saranno sempre come genitori perché il bene per i loro figli è tanto grande da superare ogni conflitto”.
Chi decide di vivere questa condizione si rende conto della sofferenza dei figli?
“I figli, in queste situazioni familiari soffrono sempre, sia se obbligati a convivere ogni giorno in un clima di conflitto e ostilità dei genitori, sia nelle condizioni di “apparente” serenità. I genitori sono comunque consapevoli del disagio che recano ai figli, e si illudono se credono che i figli siano così “ingenui” da non accorgersene. Questa sofferenza, più o meno limitata nel tempo, si legge in ogni loro azione (pensierosità, aggressività nei comportamenti, ansie o regressioni con modalità diverse a seconda dell’età anagrafica del figlio)”..
Come si deve comportare chi ha una relazione con una persona separata in casa?
“In primo luogo è bene evitare di farsi illusioni sul fatto che prima o poi Lui/Lei lascerà il coniuge, perché non è detto, ed illudersi cagiona ancor più sofferenza interiore. È importante poi, cercare di non rimanere avvitati nel meccanismo pericoloso dell’attesa o della iperinterpretazione di ciò che Lui/Lei dice, mentre un sano realismo sottrae la persona dalla trappola di illudersi che, ciò che desidera, si realizzi.
È invece importante mantenere e coltivare una rete di rapporti amicali, praticare altre attività (sport, hobby) e dedicarsi agli interessi personali. È bene precisare che la condizione dei separati in casa, porta nel tempo a degli “equilibri paradossali” che difficilmente si scardinano, ed è sempre il distacco, abitativo o psicologico, (attraverso il supporto di uno psicologo), ad aiutare concretamente una persona a prendere una decisione di vera separazione”.
Se la persona separata con cui si ha una relazione alla richiesta del coniuge di salvare il matrimonio entra in confusione cosa si deve pensare: menzogna o “senso del dovere”?
“È molto probabile che, ad esempio, alla richiesta della moglie di salvare il matrimonio, il marito vada in crisi. La moglie in tal caso, manda un messaggio di disponibilità al perdono, al rimettere in discussione la relazione di coppia, conferendo grande importanza al valore di unione familiare. Al di là della reale possibilità che ciò avvenga, questi sono messaggi molto forti e profondi che hanno il potere di destabilizzare ogni passo successivo. Pertanto tale confusione dovrebbe essere colta come un atteggiamento psicologico ed emotivo “positivo, di senso di responsabilità” verso colei che ha scelto, come moglie e poi madre dei loro figli.
È suggeribile riconoscere e valorizzare questa richiesta come un’opportunità, per dare il giusto tempo a Lui, di risolvere la confusione, e nel contempo fare un lavoro su di sé ed evitare di entrare nella trappola dell’attesa “sine die”. Un uomo che ciclicamente entra in confusione in fondo, non è una persona capace di fare una scelta definitiva; può solo accadere che si separi per un breve periodo, e poi pervaso da sensi di colpa, ritorni dalla moglie”.
Cosa spinge alcune donne, nonostante le illusioni e le sofferenze, nel vivere comunque una relazione sentimentale con uomini legati alla loro vecchia vita?
“Ci sono donne che sono “seriali” nella ricerca di partner impegnati, incapaci emotivamente di “staccarsi “ dai legami precedenti. Spesso sono donne che si misurano con un trascorso personale complesso da un punto di vista psicologico. In loro prevale una bassa autostima e faticano a dare valore a se stesse. Probabilmente a livello inconscio pensano di non meritarsi un affetto e un amore tutto per sé. In alcuni casi si evidenzia un problema di intimità, di paura di legarsi fino in fondo ad una persona e, l’uomo che non può pienamente impegnarsi, da più sicurezze. L’associazione tra intimità e conseguenze negative, fa leva su un passato non elaborato, per esempio il tradimento di un genitore o di una persona cara che ha procurato dolore e da qui, scaturiscono le scelte, che proteggono dal raggiungimento dell’intimità profonda, desiderata sì, ma anche tanto temuta”.
Il rischio qual è?
“Il dazio che si paga è molto alto, in quanto il tempo corre e, prima o poi, la delusione e il rimpianto fanno capolino, soprattutto quando emerge il desiderio di maternità o si confronta la propria realtà con quella delle amiche/conoscenti che hanno fatto scelte diverse”.