Rigenerazione vaginale: cos’è e come si fa
L’ultima frontiera della medicina estetica “al femminile” ha come protagonista la sfera dell’intimità. Un risolutivo trattamento vaginale, infatti, da oggi permette di riappropriarsi della proprie parti intime e riconquistare in breve quel benessere sessuale tanto caro alla vita di coppia.
Arrivata dagli States, la tendenza è in crescita anche in Italia, dove la Re-Vagination, questo il nome del trattamento di rigenerazione vaginale, registra un incremento del 24%, con un trend in costante aumento. Basti pensare che nella fascia 40-60 anni riscontra l’interesse del 75% delle donne .
“L’intervento migliora la qualità dei tessuti e concede alle donne uno stato di benessere esteso anche alla vita sessuale nella terza età”
ha affermato lo specialista in chirurgia plastica Paolo Mezzana, responsabile dell’ambulatorio di dermatologia oncologica dell’USI-Marco Polo di Roma.
Rigenerazione vaginale: ecco di che si tratta
Il trattamento è indicato per contrastare l’atrofia vaginale dovuta alla naturale perdita del collagene nel tessuto vaginale, a causa della menopausa, responsabile di dolore durante i rapporti sessuali e alterazioni del pH vaginale.
“La stimolazione laser della mucosa endovaginale migliora l’atrofia cellulare inducendo il tessuto a richiamare acqua e a produrre nuovo collagene.
prosegue Mezzana, sottolineando come i miglioramenti riguardano anche l’incontinenza urinaria di tipo lieve, uno dei problemi più invalidanti socialmente.
Il merito del successo del trattamento va al laser messo a punto dalla società italiana Quanta System, dotato di un manipolo endovaginale a doppia lunghezza d’onda che permette di modulare l’invasività dell’intervento, diminuendo il trauma termico e aumentando l’efficacia sulla stimolazione della matrice cellulare.
“Tutto ciò si traduce in un minore fastidio durante la procedura, un brevissimo tempo di recupero di tutte le funzionalità, e ad una presenza di effetti collaterali pressoché nulla. Solitamente il trattamento prevede da una a 4 sedute distanziate da 30 a 60 giorni e poi 1 o 2 sedute annuali per il mantenimento”
conclude lo specialista.