Rabbia: come controllarla?

Arianna Preciballe
  • Laureata presso il NID - Nuovo Istituto Design

La Dott.ssa Silvia Pagani, psicologa e psicoterapeuta, ci ha dato qualche consiglio per imparare a controllare e gestire la rabbia. Riacquistare la cima, infatti, non è difficile come può sembrare!

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Gli antichi dicevano “La calma è la virtù dei forti”. Ma mantenere la calma a volte è un’impresa. Altre volte è quasi impossibile.

I ritmi frenetici della vita di ogni giorno ci portano facilmente a perdere le staffe. A casa, in ufficio, nel traffico. Con i colleghi di lavoro così come con i figli o con il nostro partner. A volte basta poco.

Altre volte basta che qualcosa non vada secondo i nostri piani o che qualcuno ci faccia un torto e il nostro umore cambia. Diventiamo facilmente irascibili. Perdiamo l’autocontrollo. Ci infuriamo ed ecco venir fuori la nostra rabbia.

Un’emozione solo apparentemente negativa che, se saputa ascoltare, controllare e gestire può trasformarsi in una risorsa per noi e per la nostra esistenza.

Rabbia: non sempre un sentimento pericoloso

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“La rabbia è un’emozione importante. È indice di reattività. Si tratta di un campanello di allarme. Ci segnala che qualcosa non sta andando come dovrebbe. Molto spesso non riusciamo a riconoscerla subito. La lasciamo crescere. Altre volte non ce la facciamo ad arrabbiarci con chi è causa della nostra arrabbiatura e allora esplodiamo con chi non c’entra nulla, generalmente con coloro con cui non rischiamo di perdere il legame, persone molto estranee di cui non ci importa nulla.

È il caso per esempio delle risse allo stadio o al semaforo. Oppure ce la prendiamo con persone così profondamente legate a noi da non rompere il legame in ogni caso, come la compagna, il marito, i genitori o i figli.

Generalmente ci arrabbiamo quando sentiamo in pericolo il nostro spazio. Parliamo di spazio fisico, ma anche di attenzione e di considerazione. Quando ci sentiamo poco considerati o non giustamente considerati, quando cioè i nostri diritti vengono calpestati, o così ci sembra, reagiamo con la rabbia. Questa emozione, quando non è possibile gestirla, ci porta alla condizione animale, ed a quel punto anziché proteggerci, ci distrugge. Se impariamo a gestirla però, può divenire una grande risorsa. Ci carica e ci permette di prenderci lo spazio che ci serve”.

ci spiega la dottoressa Silvia Pagani, psicologa e psicoterapeuta. Ma quali sono i comportamenti e i piccoli accorgimenti per tenere a bada quest’emozione così forte e trasformarla in qualcosa di costruttivo per noi e per la nostra vita? Scopriamoli insieme.

Ascoltala

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Come tutte le altre emozioni, anche la rabbia rivela qualcosa di noi.

“La rabbia, come tutte le emozioni, va sempre ascoltata. È un esercizio che oggi facciamo molto con il pensiero e poco con il cuore. Spesso ci troviamo a scrivere, leggere e parlare di emozioni, ma altrettanto spesso siamo in difficoltà nel riconoscerle.
E non impariamo bene a riconoscere le emozioni non possiamo nemmeno imparare ad ascoltarle. Ascoltare la rabbia significa chiedersi spesso : “Cos’è questo senso di disagio?” “Da dove viene?” Dobbiamo imparare a vedere le emozioni, anche quelle apparentemente negative, come risorse utili. Solo così ci possiamo legittimare all’ascolto e ci possiamo concedere di capire cosa non ci sta facendo stare bene”.

Controllala

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Controllare la rabbia non significa reprimerla.

“La rabbia è come una tigre, come una belva che ci deve tutelare. Non dobbiamo fare l’errore di incatenarla. Forse per un po’ potrebbe funzionare, ma il giorno che si libererà i danni saranno degni di una belva affamata. Controllarla significa soprattutto conoscerla. La rabbia va cercata, riconosciuta, avvicinata con cautela e trattata come una belva, cioè dobbiamo sempre stare molto attenti che non ci divori, perché la forza che la anima è una forza archetipica. Si tratta di un fuoco antico che segue leggi naturali e che se divampa distrugge. Controllarla significa sapere cosa la fa scattare ed intervenire prima che sia troppo tardi”.

Gestiscila

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Imparare a gestire la rabbia, significa avere consapevolezza di noi e di come siamo anche nel nostro rapporto con gli altri.

“Una rabbia mal gestita è profondamente nemica delle relazioni. La rabbia proprio perché ha come obiettivo quello di riprendersi il proprio spazio è come se scalzasse l’altro fuori dal cerchio relazionale. Ora, se questa reazione avviene in seguito a un torto subito o a una reale invasione di campo, può essere dall’altro compresa, ma se arriva fuori luogo, l’interlocutore coglie solo il messaggio di allontanamento e si allontana.

Pensiamo ad una pentola a pressione. Due sono i motivi per cui potrebbe esplodere e fare danni: o si è otturata la valvola di sfiato oppure il fuoco è troppo alto e provoca troppa pressione. Gestire la rabbia significa tenere la valvola di sfogo libera e funzionante, e quindi riuscire a sfiatare, a dire la nostra ai primi segni di fastidio, senza aspettare che la pressione sia troppo alta; ma vuol anche dire abbassare o spegnere il fuoco che aumenta la pressione, e quindi dobbiamo capire cosa c’è alla base di questa emozione, ed eliminare, quando possibile, la causa”.

Trasformala

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L’ultimo passo per liberarsi della trappola della rabbia è riuscire a trasformarla da emozione negativa in una vera e propria risorsa per la nostra esistenza. Un’energia capace di giovare al nostro benessere.

“Le emozioni, base fondamentale per una buona qualità della vita, vanno canalizzate nella giusta direzione. In campo emotivo non si butta via niente. Ogni emozione ha un compito ed è un’opportunità. Le emozioni traducono per noi, in ‘vivere’ ciò che succede.
Ci segnalano cosa succede dentro, in reazione a ciò che viviamo fuori. Dobbiamo però anche essere in grado di canalizzarle nella giusta direzione. Dobbiamo imparare a proteggerci dalle nostre emozioni attraverso l’ascolto e la comprensione delle stesse ed a familiarizzare con loro. Sono la linfa della vita e nella loro potenza racchiudono la chiave per vivere al meglio la relazione con noi stessi e con gli altri”.