Litigi di coppia: di chi è la colpa? Forse dei vostri genitori
Come affrontare i continui litigi di coppia e come reagire? Confrontarsi è giusto e costruttivo, ma occorre fare attenzione a non creare fratture insanabili e capire da dove nascono le diverse dinamiche di comportamento.
Tuoni e fulmini, porte sbattute, magari anche qualche piatto rotto. Una “bella” litigata di quelle in grande stile. Oppure un battibecco sferzante, toni alti ma controllati. O, ancora, un “cahier des doleances”, spesso un monologo, in cui si aggredisce il partner (o si viene aggrediti) con l’elenco di tutto quello che nella coppia non va.
L’amore non è bello se non è litigarello? Uno studio inglese ha stabilito che una coppia polemizza in media 312 volte l’anno, il conflitto dura una decina di minuti, accade prevalentemente il giovedì sera, per motivi futili e a dare inizio alla guerra è lei. Ma litigare è sinonimo di coppia mal assortita?
“Non sempre le continue discussioni sono la spia di qualcosa che non va tra i partner”- dice la dottoressa Roberta Bianchi, psicoterapeuta che si occupa di disturbi da stress a Parma. “L’aspetto da tenere in considerazione è la percezione che la coppia ha del litigio, l’effetto che lo scontro ha su ciascuno dei due. Litigare può essere costruttivo, denota che in quella coppia c’è movimento interiore. Deve però essere uno scontro costruttivo”.
Suggerimenti per un buon litigio, utile alla coppia?
“È normale che ci siano momenti di dissenso” – continua la psicoterapeuta. “Significa che si è pronti al confronto e all’accoglienza. Può invece rappresentare un problema non entrare mai in conflitto, perché se ne temono le conseguenze, quando cioè si vive il litigio come una minaccia per la stabilità della relazione: non si litiga perché si ha paura di creare una frattura insanabile, di essere abbandonati”.
Rapporto problematico con i genitori
Secondo una ricerca dell’Università del Minnesota, pubblicata su Psychological Science, le difficoltà incontrate da una coppia nel superare i conflitti che caratterizzano la propria vita sentimentale dipenderebbero dal tipo di relazione che ciascun partner ha avuto durante la primissima infanzia con i genitori.
I ricercatori hanno selezionato un gruppo di bambini tra i 12 e i 18 mesi nati negli anni Settanta e li hanno ricontattati a distanza di 20 anni, verificando le loro modalità nel gestire gli scontri di coppia. Coloro che avevano avuto un rapporto di attaccamento problematico con i genitori sono sembrati più inclini, da adulti, a serbare rancore e a tenere il muso con il partner.
“In effetti, il punto nodale sta nel come un litigio si conclude” – spiega Roberta Bianchi. “Quando uno dei due si sente triste, deluso, a disagio o con una sensazione di solitudine addosso, potrebbe aver avuto con la principale figura di riferimento della sua infanzia, che in genere è la mamma, un legame di attaccamento non sicuro. Vuol dire che da piccolo i suoi bisogni di accudimento, calore, affetto non sono stati completamente accolti. Ecco che allora tende a riprodurre da grande le stesse modalità vissute durante l’infanzia, magari innescando il litigio o sentendosi perduto dopo il conflitto. Così per sempre? Ma no, intanto quasi nessuno ha avuto un legame con i genitori sicuro al 100%, va bene se è stato almeno prevalentemente sicuro. E poi, la vita offre innumerevoli chance di riscatto, senza contare le risorse personali”.