Disfunzione erettile: terapia e soluzioni

Vito Girelli
  • Dott. in Comunicazione pubblica, digitale e d'impresa

Un paziente su due con disfunzione erettile, nel 70% dei casi accompagnata anche da ipertrofia prostatica benigna, se lasciato solo entro poche settimane dall’inizio della terapia abbandona la terapia quotidiana con i farmaci, rinunciando a ritrovare il proprio benessere non solo sotto le lenzuola. Ad essere colpite, infatti, sono anche la qualità di vita, la resa lavorativa, le relazioni sociali.

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Il risultato di un paziente non accudito dal proprio medico può essere un addio alle cure, spesso seguito da scorciatoie pericolose, come il ricorso all’acquisto sul web di prodotti non controllati. Se invece il medico diventa il “tutor” ufficiale della sessualità dei propri pazienti, la guarigione è possibile per la maggioranza di loro.

A dimostrazione di questo, uno studio effettuato su circa 1000 uomini in terapia con tadalafil, ad oggi il primo nel suo genere in quanto ha analizzato una condizione di trattamento simile a quella della “routine” quotidiana, dimostrando che l’86% dei testati non abbandona la terapia ma, anzi, la prosegue per un periodo maggiore di 6 mesi se viene seguito e sostenuto dal medico. Inoltre, la percentuale dei pazienti che ha riportato un significativo miglioramento dell’attività sessuale ha superato l’80%.

Buone speranze, quindi, per risolvere non solo i sintomi della disfunzione erettile, ma anche i disturbi urinari correlati all’ingrossamento della prostata, che si manifestano nel 50-70% dei pazienti.

Il farmaco, infatti, nella formulazione giornaliera, che ha una lunga durata d’azione e un’ottima efficacia entro un’ora dall’assunzione, è molto utile anche contro l’ipertrofia prostatica benigna, per una “doppia terapia” adeguata alle esigenze della maggioranza degli over 50 con disfunzione erettile.

L’errore del fai-da-te

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“Nonostante gli uomini siano sempre più consapevoli della necessità di chiedere aiuto in caso di difficoltà di erezione e il ricorso alle cure cresca ormai di circa il 10% all’anno – spiega il prof. Vincenzo Mirone, Ordinario di Urologia all’Università Federico II di Napoli e Segretario Generale della SIU, la Società Italiana di Urologia – esiste ancora un’ampia fascia di pazienti che tace, cercando di risolvere il problema con il ‘fai da te’.
L’errore peggiore è l’auto-somministrazione dei farmaci,
ancor più se si sceglie di affidarsi a prodotti acquistati sul web, del tutto privi di garanzie di sicurezza ed efficacia, quando non addirittura pericolosi per la salute.
Purtroppo molti cedono a questa tentazione, con un inevitabile altissimo tasso di insuccessi e, nel caso di utilizzo di medicinali impropri, anche un’elevata probabilità di effetti collaterali gravi”.

L’importanza del rapporto medico-paziente

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La chiave per risolvere la disfunzione erettile è infatti in un buon rapporto medico-paziente. Ma tuttora il 50% di questi abbandona la terapia entro poche settimane proprio perché non si riesce a instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione nel quale le caratteristiche dei farmaci e della cura siano ben spiegate all’uomo.

Anche sottolineando ad esempio che per raggiungere il massimo risultato con il minimo degli effetti collaterali occorre che il principio attivo vada a regime”, e questo non accade alla prima assunzione bensì dopo aver preso quotidianamente la pillola per circa una settimana.

La terapia va anche a beneficio della vita sessuale:

“Non è necessario programmare i rapporti come accade con le altre pillole, che in qualche modo risultano sempre un ‘corpo estraneo’ alla vita di coppia, perché l’apparato genitale torna a rispondere in maniera normale agli stimoli esterni in qualsiasi momento della giornata. – spiega il prof. Ferdinando Fusco, ricercatore all’Università Federico II di Napoli – Spesso chi prende le pillole al bisogno finisce per avere meno rapporti sessuali di quelli che vorrebbe o, quantomeno, percepisce che la sua vita sessuale dipende da un aiuto esterno: ciò, unito alla mancanza dei “segni” di un’attività sessuale normale come l’erezione mattutina, può essere frustrante.
Un farmaco attivo in “cronico”, restando sullo sfondo della vita di coppia, non obbliga ad avere rapporti ogni giorno ma consente di tornare a vivere una sessualità spontanea e a sentirsi uomini nel senso pieno del termine. Inoltre, ha un secondo vantaggio da non sottovalutare: il 50-70% dei pazienti con disfunzione erettile ha sintomi di ipertrofia prostatica benigna come il bisogno di urinare spesso di notte, un getto debole, la sensazione di urgenza. Gli studi hanno mostrato che l’assunzione cronica del farmaco risolve gran parte di questi sintomi.
Con questo principio attivo chi soffre di entrambi i problemi, ovvero la maggioranza degli over 60 con impotenza, trova la soluzione ideale in una “doppia terapia” che può essere utile anche a chi, pur non avendo disfunzione erettile ma solo sintomi urinari, desideri una terapia più rispettosa per la propria sessualità”, conclude lo specialista.