Come vivere con un partner perfezionista
Con la consulenza del dott. Giandomenico Bagatin, psicoterapeuta a Trieste cerchiamo di capire come affrontare la vita di tutti i giorni con un partner troppo “perfezionista”.
C’è chi trascorre intere giornate e anche il fine settimana a pulire e spesso spolvera e lava ciò che è già pulito. C’è chi non mangia in casa sua per paura di sporcare. C’è chi passa il tempo a riordinare.
Ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa. È questo il motto del perfezionista. Guai a spostare un oggetto senza il suo consenso: oltre a innervosirsi e a tenere il muso, si sentirebbe seriamente minacciato. E insicuro.
Il desiderio ossessivo di ordine, infatti, è un problema che ha origine nell’infanzia. Ogni bambino ha bisogno di attenzioni continue. Se ha fame deve mangiare, se si sporca deve essere pulito, se piange chiede aiuto.
Quando a queste necessità si fa fronte con regolarità va tutto bene. Il perfezionista, invece, da piccolo non è stato accudito come avrebbe voluto e da adulto quindi tende a compensare queste mancanze prendendosi una cura eccessiva delle cose che lo circondano, attivando comportamenti volti a sistemare e organizzare le cose in modo che tutto sia sotto il suo controllo.
La vita con lui diventa impossibile perché non possiamo permetterci di sgarrare: i pavimenti devono essere sempre lucidi, i quadri dritti, il frigo con gli scomparti pieni e rigidamente organizzati.
Le cause
“Questo tipo di mania è uno dei disturbi d’ansia più frequenti ed è caratterizzato dalla presenza di tendenze ossessive o compulsive cioè rituali o cerimoniali ripetitivi messi in atto per ridurre il senso di disagio e ansia”
spiega il dott. Giandomenico Bagatin. A volte il disagio provato è descritto come una sgradevole percezione che qualcosa non va bene.
La compulsione, in questo caso il riordinare, riduce l’ansia, produce sollievo e dà un senso di relativa sicurezza, anche se dura poco. Tra i fattori che scatenano questi disturbi – che nella maggior parte dei casi sono manie e non una vera e propria patologia – vi sono lo stress e il cosiddetto umore disforico, cioè uno stato misto di rabbia e tristezza.
Le ricerche più all’avanguardia mettono in evidenza, infatti, come le persone presentino più frequentemente dei pensieri ossessivi in situazioni di forte stress e abbiano più difficoltà a ignorare e gestire la presenza di questi pensieri quando sono tristi.
Inoltre predispongono all’ossessività l’alta sensibilità che spinge ad amplificare il senso del pericolo, l’alta frequenza di emozioni negative, la coscienziosità, l’elevato senso di responsabilità, la rigidità morale e la timidezza.
Quali sono le soluzioni?
Intanto parlarne con il proprio medico di fiducia e valutare il livello di esagerazione della mania.
“Nel caso in cui si tratti solo di una tendenza all’ordine e non ci sia rigida e ossessiva ripetitività del comportamento un grande aiuto che possiamo dare al nostro partner è quello di aiutarlo ad uscire dalle sue catene“
dice Bagatin. Per esempio, possiamo spronarlo a fare una vacanza con un gruppo di amici dove ci sarà sicuramente una situazione di confusione. In questo clima festoso sarà più facile per il nostro partner accettare il senso di confusione.
Gradualmente possiamo “educarlo” a tollerare il disordine anche dentro casa. Convinciamolo, per esempio, a prendere un animale domestico, magari anche solo per un periodo. Un cagnolino o un gattino crea uno scompiglio spontaneo e naturale a cui è difficile non affezionarsi.
“Il perfezionista attraverso la relazione con la bestiola si arrenderà all’evidenza: anche l’imperfezione porta benessere e gioia perché è uno spazio di libertà”
aggiunge il dottore. Aiutiamo il nostro partner a prendersi momenti di svago e vacanza durante i quali si de-stressa con passeggiate nei boschi o in mezzo al verde che ha un effetto profondamente rilassante.
Se invece il medico rileva un disturbo compulsivo vero e proprio il trattamento psicoterapico più utilizzato per guarire dal disturbo è quello cognitivo comportamentale.
La cosa interessante di questa terapia è che non importa tanto chiedersi il perché di un nostro modo di essere, quanto come uscirne cercando di capire quali sono le nostre convinzioni limitanti: se non metto in ordine sto male… Il passo successivo è quello di provare a sostituirle con espressioni positive.
Esempio: la casa è in disordine, ma io oggi sono stato bene.