Come affrontare il rientro a scuola?
Tantissimi studenti settembre torneranno a sedere sui banchi di scuola. E se le vacanze e i giorni di relax sono ormai agli sgoccioli, nuove preoccupazioni iniziano ad affollare la mente dei ragazzi. Vediamo dunque come affrontare al meglio il rientro a scuola.
Se i più piccoli in alcuni casi sono contenti di ritornare tra i banchi di scuola, i più grandi che dovranno affrontare un cambiamento vengono attanagliati da numerosi quesiti: “come mi troverò nella nuova scuola?”, “Andrò d’accordo con gli insegnanti e con i compagni?”, “E come la mettiamo con i compiti delle vacanze, che non sono riuscito a finire?”.
Sul fronte dei genitori, invece, dubbi e preoccupazioni vertono più sul piano del rendimento e sul rapporto con i docenti, e spesso la loro apprensione “è motivata da una proiezione dovuta a esperienze passate, più o meno negative, che portano a essere prevenuti e, letteralmente, a pre-occuparsi, ovvero a occuparsi prima di problemi che ancora non si sono verificati”, spiega Alessandro Rocco, co-fondatore di W LA DISLESSIA! (http://www.wladislessia.com), un progetto nato nel 2010 con l’obiettivo di creare un metodo per aiutare ragazzi e bambini con difficoltà di apprendimento.
I consigli dell’esperto
È proprio per dare una mano ai ragazzi (ma non solo quelli che vivono questo specifico disturbo) e ai numerosi mamme e papà ‘in preda al panico’, che l’esperto suggerisce un elenco di comportamenti da evitare, così da non accrescere ancora di più il carico di ansia che già grava pesantemente sulle spalle dei figli che si apprestano a tornare a scuola. “Perché la vera sfida è dei figli, non di mamma e papà!”.
- La prima preoccupazione riguarda quasi per tutti i tanto odiati compiti delle vacanze, che non sono stati quasi mai terminati o fatti alla perfezione. “I compiti estivi hanno una finalità diversa rispetto all’idea che ne hanno i genitori: l’obiettivo non è finirli, bensì ripassare le nozioni apprese durante l’anno precedente, facendole sedimentare – osserva Rocco -. Gli insegnanti poi sono ben coscienti del fatto che i ragazzi durante l’estate dedichino poco tempo ai compiti, ciononostante nessuno studente verrà bocciato al termine dell’anno scolastico successivo perché non li ha terminati. Ha quindi poco senso farsi venire l’ansia e mettere sottopressione i figli”.
- Altra preoccupazione che spesso, e ingiustificatamente, affligge i genitori è quella del cambio di grado scolastico. Il passaggio dalle elementari alle medie inferiori, o ancora peggio dalle medie inferiori a quelle superiori è motivo d’ansia. “Quando un genitore manifesta questa paura, gli ricordo quando il bimbo ha smesso di gattonare e ha iniziato a camminare: un momento certamente più pericoloso del passaggio scolastico da un grado all’altro. Eppure nessun genitore lo vive con allarme – continua l’esperto -. Il consiglio è di interpretare il cambiamento come un momento di crescita, ricordando anche che il bambino non è solo, ma in una classe con altri 15 o 20 coetanei alle prese con la stessa situazione”.
- All’inizio dell’anno scolastico il picco di ‘sfiducia’ nei confronti dell’indipendenza e della capacità dei figli di autogestirsi tocca le massime vette. Lo zaino? Lo prepara mamma perché teme che il pargolo dimentichi troppe cose. L’orario delle lezioni del giorno successivo? Meglio controllare la sera prima, così come la scelta dell’abbigliamento. Poche cose sfuggono all’occhio vigile del genitore, che così facendo però rischia di minare seriamente l’autonomia e l’autostima dei ragazzi. “Spesso i genitori si sostituiscono ai figli senza prima averli messi alla prova. La cosa migliore da fare è quella di sedersi attorno a un tavolo con i figli e decidere prima e tutti insieme cosa fare: quali nuovi orari rispettare, come preparare lo zaino da soli, perché è meglio decidere cosa mettere la sera prima ecc. E solo poi, eventualmente, lasciarli sbagliare e dargli modo di capire e riparare. Sarà il figlio a chiedere aiuto qualora fosse realmente necessario”.
- Un grande classico, e comportamento da evitare, è l’ansia da prestazione per i voti. “Scontato sottolineare che più ansia si trasmette ai figli, peggiori saranno i risultati, con l’aggravante che il ragazzo sarà portato a mentire sui voti – spiega Rocco -. Un genitore dovrebbe capire la differenza fra ciò che il figlio sa, ciò che sa fare e ciò che gli piace. Il consiglio è di incoraggiarli particolarmente su ciò che gli riesce meglio, a patto di non tralasciare le altre materie”.
- Altra paura che attanaglia i genitori è quella che gli insegnanti non siano all’altezza. Timori che l’esperto consiglia ai genitori di tenere per sé, evitando di manifestarli ai figli per non influenzarli. “È fondamentale credere sempre nelle capacità dei figli, senza erroneamente presupporre che i risultati dipendano dalla considerazione, magari non proprio eccelsa, degli insegnanti nei loro confronti”.
- Sarebbe poi bene evitare di mettere la scuola al centro di ogni discorso, poiché questo atteggiamento genera ansia e frustrazione nei ragazzi, che si sentono visti – e si immedesimano – quasi esclusivamente nel loro ruolo di studenti.“La scuola è importante, ma non bisogna dimenticare che è solo una parte del percorso di crescita di un figlio. Caricarla di così tante e tali aspettative complica notevolmente la vita del ragazzo”.
- Ultimo comportamento da evitare come la peste è quello di togliere ore di sport per aumentare il tempo di studio, o anche solo minacciare di farlo. “L’80% dei ragazzi a cui è stato negato lo sport ha ottenuto voti peggiori. La verità è che lo sport aiuta i ragazzi ad autodisciplinarsi, a organizzarsi e a darsi obiettivi precisi, per questo vietarlo come misura ‘disciplinare’ è controproducente”, conclude Rocco.
Pronti a ricominciare?