Attività fisica: i benefici per il cervello

Arianna Preciballe
  • Appassionata di Gossip e Tv
  • Laureata presso il NID - Nuovo Istituto Design

Il movimento non solo apporta molteplici e ben noti benefici fisici, ma migliora anche le performance cognitive. Questo vale per tutti, ma soprattutto per i più giovani, perché influisce sullo sviluppo delle capacità intellettive proprio durante la fase di crescita.

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Lo rivela una recente indagine dell’Università dell’Illinois e lo confermano gli esperti di Assomensana, associazione di neuropsicologici impegnati nella prevenzione dell’invecchiamento mentale.

“I ricercatori americani”,

ci ha spiegato il dottor Giuseppe Alfredo Iannocari, Presidente di Assomensana,

“hanno riscontrato, attraverso la risonanza magnetica, che nel cervello di alcuni bambini sportivi di 9-10 anni, si evidenziava un ippocampo più esteso rispetto a quello dei coetanei sedentari. Infatti, l’esercizio fisico consente una più capillare irrorazione sanguigna dell’organo, una produzione di sostanze benefiche, come le endorfine, e una riduzione delle tensioni muscolari e nervose. Queste condizioni aiutano le strutture cerebrali deputate allo svolgimento delle funzioni cognitive superiori, tra cui memoria, attenzione, concentrazione, linguaggio e ragionamento”.

In team e con la palla

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“Meglio preferire sport ‘simmetrici’, che fanno lavorare entrambi gli arti e tutte e due le porzioni del corpo, ‘complessi’, in cui i movimenti non sono predefiniti e ripetitivi, ma molteplici e imprevedibili, e ‘di squadra’, nei quali bisogna tener conto delle relazioni interpersonali. Pallavolo, basket, pallanuoto e calcio hanno queste caratteristiche e sono quindi, gli sport più quotati a favore della mente”,

continua il dottor Iannocari.

“Altre discipline, con caratteristiche diverse, stimolano specifiche aree cognitive, come i ‘giochi a due’, tra cui judo, karate e scherma, o ‘prove in solitaria’, quali la maratona e il nuoto, che potenziano la resistenza alla fatica e alla concentrazione. Francamente, però, si tratta di sport senz’altro fisici, ma cognitivamente poco remunerativi”,

puntualizza il dottor Iannocari. Per quanto riguarda l’allenamento, per ottenere benefici sulla mente sono sufficienti tre sessioni alla settimana, della durata di un’ora ciascuna.

Sport: fin da piccoli è meglio

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Sono bambini e ragazzi ad avvantaggiarsi maggiormente di un moto regolare, ottenendo un miglior rendimento scolastico e, in generale, brillanti abilità cognitive.

Rispetto ai bambini “pigri”, quelli più attivi hanno più occasioni di scambi sociali con adulti e coetanei, si intrattengono in ambienti che presentano stimoli diversi dai soliti (non solo casa e scuola) e hanno l’opportunità di affinare il coordinamento visuo-spaziale per conseguire l’obiettivo dell’allenamento.

“Tutte queste situazioni”,

precisa il dottor Iannocari,

“stimolano significativamente le strutture cerebrali: ippocampo per la memoria, lobo frontale per l’attenzione e la concentrazione, lobi temporali per la comprensione e la produzione del linguaggio, lobo parietale per l’organizzazione visuo-spaziale, lobo occipitale per la percezione visiva, strutture subcorticali per le percezioni propriocettive e percezione della posizione del corpo e per il coordinamento fisico, rinforzando di conseguenza le capacità mentali”.