Adolescenti: come trovare la propria identità?
Scopriamo insieme le parole dell’esperta, la dott.ssa Monica Allegranzi, specialista in psicologia clinica e psicoterapeuta immaginativa. Come possiamo aiutare i nostri figli a trovare la propria identità?
Le preoccupazioni di questa mamma sono quelle di tanti altri genitori che devono confrontarsi con un adolescente in casa. È normale porsi questi quesiti, ma per fortuna è bene sapere che la maggior parte degli adolescenti ha questi comportamenti durante il delicato passaggio dalla fase infantile a quella adulta.
La modalità con cui ciò avviene dipende dalla personalità del ragazzo, dall’ambiente e dalle risposte genitoriali. L’adolescente vive una vera e propria metamorfosi mentale e fisica.
Da bruco (bambino/a) deve diventare farfalla (adulto), passando attraverso atteggiamenti e comportamenti che possono sembrare stravaganze o capricci mentre sono solo tentativi per “prove ed errori” di cercare se stesso per poter approdare alla propria identità.
Gli obiettivi da raggiungere sono: conseguimento di un pieno sviluppo cognitivo; maturazione sessuale; indipendenza affettiva dai genitori; raggiungimento di un proprio ruolo sociale.
Non più bambini, non ancora adulti
L’unica cosa chiara in questo periodo transitorio è la certezza del “non essere” – non si è più bambini ma non si è neanche adulti – quindi la domanda angosciosa del ragazzo/a è: “Chi sono? Chi voglio essere?”.
Il corpo in questa fase diventa l’oggetto privilegiato dell’adolescente, che lo utilizza come strumento per le sue sperimentazioni ed è il modo che ha per parlare al mondo, di ciò che è e del messaggio che vuole dare.
Lo sviluppo cognitivo che si attua in questo periodo porta il ragazzo a non avere più un pensiero legato alla concretezza del presente, ma a fare ipotesi sul futuro e a essere egocentrato (da qui nascono i comportamenti di isolamento).
Questo stato mentale perturba anche la percezione che ha di se stesso (rispetto a ciò che è realmente) e da qui nasce l’insoddisfazione della propria immagine e il bisogno di trasformarsi spesso (tatuaggi, piercing, colore dei capelli, ecc.).
Il genitore deve quindi, in primis, rendersi conto che questo periodo non è contraddistinto da spensieratezza, ma al contrario da profonda sofferenza. Una volta compreso ciò, il genitore deve dare poche regole ma chiare.
Bisogna essere una bussola per i propri ragazzi a cui loro sanno che possono attingere nel momento di vero bisogno, senza essere criticati o giudicati.
La non comprensione da parte del mondo adulto può provocare atteggiamenti di spavalderia o aggressivi, che possono poi sfociare in comportamentisociali falsamente trasgressivi (abuso di alcool) o in disagi psicologici (disordini alimentari o disturbi dell’umore).
I genitori, quindi, devono tenere ben presente che i loro figli stanno compiendo un lavoro molto difficile, che li porterà a costruire la propria identità.
Ali e radici
Lasciateli sperimentare con la vostra discreta supervisione, ma fategli sempre sentire che voi siete il loro porto sicuro, dove possono sempre ritornare.
Ricordatevi che i ragazzi lottano tra due necessità parimenti importanti per loro: l’esigenza di essere autonomi e la dipendenza del bisogno dell’adulto (alternanza di comportamenti affettuosi o aggressivi).
Ma, aspetto più importante, stanno costruendo la mappa cognitiva della loro futura adultità, che deve passare necessariamente dall’esplorazione di diverse alternative esistenziali, per approdare a valori e significati propri sulla vita e su se stessi.