Parrucchieri low cost: professionalità e qualità a rischio
Con l’approdo in Italia, ormai da anni, di parrucchieri low cost, il settore è afflitto da una pesante crisi. Ce ne parla amareggiato l’hair stylist Stefano Bongarzone, famoso divulgatore in fatto di temi legati alla bellezza.
Tra i tanti settori che risentono della difficile crisi in corso nel nostro Paese c’è anche quello della bellezza, gravato ora da una nuova e incombente minaccia: i tanti servizi low-cost, di natura cinese, che aprono ogni giorno.
Ad affiancarli, come se non bastasse, sono approdati già in Italia sistemi di bellezza self service, di origine spagnola e di bassa qualità. Sono dei saloni dove la cliente sceglie il colore, se lo fa applicare dal parrucchiere con shampoo e maschera per una cifra che non supera i 15 euro, e poi la piega è fai da te. In sintesi, il parrucchiere diventa self service.
La testimonianza dell’hair stylist Stefano Bongarzone
“Tutto questo determinerà la distruzione completa di una categoria alla quale appartengo con fierezza, che ha investito e studiato dettando l’eleganza e diffondendo lo stile italiano nel mondo. Una categoria, quella dei parrucchieri e dei curatori d’immagine, cresciuta con fatica e impegno, formando stilisti che hanno contribuito alla formazione del gusto italiano”,
sottolinea amaramente Stefano Bongarzone, stilista d’immagine, noto anche come divulgatore dei temi legati alla bellezza in vari programmi televisivi (“La Vita in Diretta”, “Uno Mattina” – Raiuno), e numerosi periodici nazionali (“Più Sani Più Belli”, “You Magazine”, “Trucco”, “Così”, “Silhouette Donna”, “Griffe”).
“Ho sempre creduto che la concorrenza leale fosse uno stimolo per il miglioramento e la crescita professionale, purtroppo reputo che non possiamo competere con ‘i nuovi entranti’ perché, a parità di costi, diventa impossibile mantenere gli stessi standard qualitativi e professionali da sempre garantiti, oltre a non poter investire nella formazione e nella ricerca – continua l’hair stylist. – L’artigianalità e la formazione necessaria a garantire la prosecuzione dell’attività dei parrucchieri sarà compromessa e penalizzata dallo scarso controllo e dal servizio offerto da questa nuova tipologia di negozi. Il mio disappunto non nasce da un’esigenza autoreferenziale ma dall’appartenenza ad una categoria alla quale posso dar voce e dalla passione per il lavoro che quotidianamente svolgo e provo a divulgare”.