Acidosi: cause e rimedi

Caterina Mora
  • Dott. in Biologia della nutrizione

A cosa è dovuta l’acidosi? Quali sono i campanelli d’allarme che possono farci pensare a questo squilibrio? E come possiamo ovviare a questo problema? Scopriamolo grazie alla consulenza del dottor Andrea Grieco, nefrologo, neurologo, psicoterapeuta e autore del libro “Vivere alcalini, vivere felici”.

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Stanchezza, problemi digestivi, impurità e arrossamenti della pelle, perdita del colorito roseo del viso, unghie fragili, capelli opachi, ma non solo: calo delle difese immunitarie, facilità ad ammalarsi…sono tutti segnali che possono indicare che qualcosa non va nel nostro organismo.

Il più delle volte, la causa è uno stato di acidosi. Che cosa significa? Stiamo sviluppando troppa acidità e ciò accade nella maggior parte dei casi da una cattiva alimentazione e uno scorretto stile di vita.

Bisogna sapere che gli alimenti che portiamo sulla nostra tavola si dividono in due categorie: acidi e alcalini.

“Ogni alimento” spiega il dottor Andrea Grieco “può fornire all’organismo, in base alla sua composizione, un carico acido (che può favorire l’invecchiamento e predisporre a malattie) oppure alcalino e quindi in grado di neutralizzare queste scorie acide.

Per esempio, una dieta troppo ricca in carne, proteine animali o cereali, causa un’eccessiva produzione di scorie acide. Al contrario frutta e verdura, ricche di minerali basici o alcalini, sono in grado di neutralizzare questo eccesso di impurità dannose”.

Misura il tuo pH

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Oltre a verificare la presenza dei classici sintomi da acidosi, è utile poter effettuare una misurazione degli acidi presenti nel nostro corpo. Per misurare l’acidità esiste un’unità di misura che si chiama pH.

Il valore del pH va da 0 a 14: un valore di 7 indica un pH neutro, un valore inferiore indica un pH acido, uno maggiore a 7 indica un valore basico o alcalino.

Il pH urinario può essere una spia indiretta che qualcosa non va. E una corretta dieta può migliorare il nostro pH corporeo. È bene sottolineare che non parliamo (come erroneamente spesso si sente dire!) di pH del sangue.

La questione “acido-base” di cui parliamo, infatti, non è mai collegata ad esso, bensì è riferita ai tessuti connettivi.

Test delle urine

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Il metodo più facile per valutare l’acidosi dei tessuti, in maniera indiretta, è misurare il valore del pH urinario. Le strisce indicatrici del pH, utili a effettuare queste misurazioni, possono essere prescritte dal medico o acquistate in farmacia e devono avere un range di valori compreso fra 5 e 9.

È consigliata la misurazione mattutina del valore del pH urinario, anche se questa singola misurazione riesce solo in parte a stabilire in quale stato sia l’equilibrio acido-base. Il dato, in ogni caso, dipende dall’ora in cui viene rilevato.

Il pH delle urine varia anche in conseguenza di ciò che si è mangiato la sera precedente, dall’ora in cui si è cenato, dall’ora in cui ci si è coricati, da quanto tempo si è dormito o se il giorno precedente si era stressati.

Poiché durante la notte, nel corpo, avviene un’eliminazione spontanea di acidi in eccesso, la prima urina del mattino è normalmente sempre acida, finché ci sarà un eccesso di acidi da eliminare.

Può, quindi, essere utile misurare la prima urina del mattino, per avere un’idea sul livello di intossicazione da acidi dei nostri tessuti. Se non altrimenti prescritto, le misurazioni del pH dovrebbero essere effettuate per tre giorni di seguito, ripetendo ogni venti giorni circa.

Corri ai ripari!

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Se i valori del pH urinario risultano ripetutamente acidi e si discostano notevolmente dal range, è necessario modificare il proprio stile di vita, aumentare l’assunzione di alimenti alcalinizzanti ed eventualmente integrare l’alimentazione con prodotti specifici a base di sali minerali alcalinizzanti.